Ogni anno, il 25 novembre, il mondo si ferma per riflettere su una delle più gravi violazioni dei diritti umani: la violenza contro le donne. Una giornata importante  istituita per dare voce a milioni di vittime e per ribadire che la lotta contro la violenza di genere non è solo una questione individuale, ma un problema profondamente radicato nella società e nella cultura. Spesso si tende a interpretare la violenza contro le donne come un fenomeno legato esclusivamente a dinamiche personali, attribuendo la responsabilità ai singoli uomini che agiscono in modo violento. La violenza di genere, a mio avviso, è il prodotto di un sistema culturale che perpetua stereotipi di genere, disuguaglianze e modelli di potere patriarcali. Dalla rappresentazione delle donne nei media alla distribuzione iniqua delle responsabilità domestiche e lavorative, la società trasmette, a volte in modo sottile, altre in modo palese, messaggi che legittimano o tollerano la sopraffazione. Questo ambiente culturale favorisce la normalizzazione di atteggiamenti violenti e discriminatori. Se vogliamo eliminare la violenza contro le donne, è essenziale agire sulle radici del problema. Una delle risposte più potenti risiede nell’educazione. Le scuole, le famiglie e le comunità devono diventare luoghi in cui si promuovono il rispetto reciproco, lo sviluppo dell’empatia e la condivisione emotiva. Questi valori, se coltivati fin dall’infanzia, possono contrastare il perpetuarsi di modelli tossici di mascolinità e di relazioni di potere squilibrate. Occorre investire in progetti educativi mirati, che insegnino ai ragazzi e alle ragazze a riconoscere e rifiutare i comportamenti violenti, a gestire le emozioni e a instaurare relazioni basate sull’uguaglianza. La prevenzione, infatti, passa anche attraverso la capacità di comprendere l’altro e di rispettare i suoi confini, sia fisici che emotivi. Un altro aspetto spesso trascurato è l’importanza della condivisione emotiva. Alcuni uomini crescono in contesti che reprimono la loro capacità di esprimere sentimenti e vulnerabilità, alimentando un’idea distorta di forza e potere. Promuovere spazi di dialogo e supporto emotivo per questi uomini può aiutare a ridurre comportamenti aggressivi e a favorire un modo più sano di vivere le relazioni.

La violenza sulle donne non è un destino inevitabile, ma una realtà che possiamo e dobbiamo cambiare. Questo cambiamento richiede l’impegno di tutti: istituzioni, scuole, associazioni, famiglie e singoli individui. Le leggi contro la violenza di genere sono fondamentali, ma da sole non bastano. Devono essere affiancate da un profondo lavoro culturale che coinvolga l’intera società.
La Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne è un’occasione per riflettere, ma anche per agire. Ricordiamoci che ogni piccolo passo verso una cultura del rispetto e della parità può salvare vite e costruire un futuro più giusto per tutti.
Per avere aiuto o anche solo un consiglio è possibile chiamare il 1522 oppure chattare direttamente con una operatrice sul sito www.1522.eu o via app.

Il 1522 è un servizio pubblico promosso dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il numero è gratuito, attivo 24 ore su 24 e accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. L’accoglienza è disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo ucraino, portoghese, polacco.