39° Convegno Giovani Imprenditori di Confindustria “Orizzonti Impresa e sviluppo nel Mediterraneo” Di Stefano: “ E’ un’epoca di cambiamenti secolari. C’è un orizzonte proprio davanti ai nostri occhi, il Mediterraneo allargato.” “Possiamo guardare al Mediterraneo e all’Africa con occhi nuovi. Consapevoli di cosa chiedere, cosa offrire e quanto rischiare”. Sfide dell’impresa, centralità del Mediterraneo, prospettive di sviluppo dell’Africa. Questi per grandi linee i temi al centro della giornata di apertura della due giorni di confronto di approfondimento del 39° Convegno dei Giovani di Confindustria a Capri. Il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano ha parlato Piano Strutturale di Bilancio legato ad una necessaria riflessione che obbliga ad un esercizio di lungimiranza.
“In un Paese che, per troppo tempo, ha confuso la quantità con la qualità della spesa pubblica che l’impianto di finanza pubblica – ha detto il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, esortando ad afferrare il momento e cambiare – si basi sul rigore dei conti è certamente un bene così come rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale, le politiche abitative e la sperimentazione sui mini-reattori, sono elementi positivi insieme alla semplificazione, su cui si vede una volontà riformatrice attraverso diversi provvedimenti.”
“Nella prossima legge di bilancio servirà un sostegno a specifici investimenti. Ma con la massima urgenza serve semplificare Transizione 5.0”– ha – specificato il presidente Di Stefano, rilevando di aver trovato ampia collaborazione in tal senso da parte del Governo. Altrettanto bene l’impegno sul green e sul digitale con l’intenzione di misurarsi proprio su queste tematiche negli anni futuri.
“La nostra – ha rilevato, altresì, il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria – è un’epoca di cambiamenti secolari. C’è un orizzonte proprio davanti ai nostri occhi, il Mediterraneo allargato. L’ondata di conflitti e morte che, invece di fermarsi, si allarga, è dolorosa da guardare. Però non dobbiamo distogliere lo sguardo. Perché ciò che sembra lontano, in realtà, non lo è. Ora che abbiamo capito come gira l’asse Sud-Est, i bisogni e i rapporti di forza, possiamo guardare al Mediterraneo e all’Africa con occhi nuovi. Consapevoli di cosa chiedere, cosa offrire e quanto rischiare. “
“Costruiamo, allora, – ha esortato il presidente Di Stefano – una nuova relazione con i Paesi del Mediterraneo e del continente africano libera da paternalismi, tentazioni predatorie o neocolonialismo verde.”
“Siamo i primi – ha detto – a voler essere trasparenti, e allora parliamo chiaro: sostenere l’industrializzazione dell’Africa e del Mediterraneo faciliterebbe anche un percorso di nearshoring di importanti filiere italiane. Per costruire tutto questo servono partenariati strategici, e il Piano Mattei può essere davvero uno strumento utile. Noi, come giovani, vogliamo rafforzare le relazioni col continente più giovane del Pianeta.”
Per i Giovani Imprenditori di Confindustria, trovare soluzioni di orizzonte lungo verso un Mediterraneo sempre più allargato è un dovere morale, oltre che un interesse strategico dell’Italia. Quel Mediterraneo che rappresenta solo l’1% delle acque globali, ma da cui passa il 20% del traffico marittimo mondiale e il 65% di quello energetico verso l’Europa.
“Su questo scacchiere – ha evidenziato Di Stefano – si gioca una parte del nostro futuro energetico, ed è il Nord Africa a svolgere un ruolo centrale perché il suo gas è ancora l’energia di transizione verso la neutralità carbonica. Ma arriveranno anche l’idrogeno, il solare e l’eolico, con il nostro Sud come punto di snodo verso l’Europa.”
Centrale il cruciale tema dell’energia al Convegno dei giovani imprenditori di Confindustria su cui è intervenuto nel workshop: “ Reti e connessioni: uno sguardo al Mediterraneo”, Renato Mazzoncini Amministratore Delegato A2A
“Oggi l’Africa intanto di energia ne ha poca, poca perché ovviamente perché come tutto in Africa bisogna svilupparlo. Però – ha detto l’Amministratore Delegato di A2A – la produzione, per esempio di un pannello solare in Africa, è quattro volte superiore di quello del Nord Italia. Quindi vuol dire che il costo è un quarto. Tanto è vero che ci sono molti progetti per riuscire a sviluppare impianti sia fotovoltaici che eolici nel Nord Africa e poi con cavi, per esempio, quello che Terna ha in progettazione per collegare la Tunisia con la Sicilia, portare energia anche in Italia. Devo dire che se l’Italia è accesa oggi, in realtà è merito del nostro rapporto dall’Africa, perché dopo la chiusura dei flussi del gas dalla Russia, sono stati sostituiti, come tutti gli italiani sanno, perché ne abbiamo parlato anche nei telegiornali per tantissimo tempo, con i flussi dall’Algeria, in parte dalla Libia e dall’Azerbaigian. Quindi oggi il nostro apporto energetico con l’Africa è davvero molto importante. Dobbiamo farlo in maniera intelligente, non predatoria, quindi dando opportunità di sviluppo anche al Nord Africa, però le opportunità sono per l’Europa.”
“Oggi il prezzo di energia in Italia è certamente ancora molto alto, viaggiamo – ha specificato l’AD Mazzoncini – intorno a 100€, i più alti, certamente, della Germania, della Francia, anche della Spagna e per abbassarlo dobbiamo ovviamente produrre o importare energia a prezzo più basso. E in questo momento le fonti che producono a prezzo più basso sono le rinnovabili, sostanzialmente, in particolare il solare, che ovviamente produce a prezzi molto bassi dove c’è tanto sole, quindi il Nord Africa è perfetto. Da questo punto di vista, c’è un lavoro che si sta facendo molto importante. Si parla anche di idrogeno, perché poi ovviamente le rinnovabili, quando producono in un momento in cui non serve energia, possono produrre idrogeno e l’idrogeno, nuovamente, importato in Europa, può essere una grande opportunità perché ha una molecola green, è un gas, quindi che si può bruciare in una centrale, per metterlo in un automobile, però è a CO2 zero, quindi va nella direzione giusta. E ancora una volta il costo di produzione di idrogeno del Nord Africa, per dare un’idea, viaggia intorno ai 3, 4€ al chilo contro quasi 10 che costa comunque produrlo attualmente.”
“C’è una bella differenza che rende il Piano Mattei ancora centrale.” Lo ha detto il Presidente Di Stefano, rilevando che servono risorse, soprattutto va bene come provvedimento, ma bisogna canalizzare anche i provvedimenti che lo rendano immediatamente attuabile.
“Quindi – ha spiegato l’Amministratore Delegato di A2A – ora il nuovo PNIEC, che è il Piano Nazionale dell’Energia, prevede la crescita, soprattutto di fonti rinnovabili, in particolare il solare, con anche l’eolico, e in parte anche l’idroelettrico. E questo ci può portare ad arrivare al 58% di autonomia. Non è ancora sufficiente, evidentemente poi bisogna importare dell’energia. L’importazione di energia oggi ha un impatto dalla Francia, dal nucleare, cosa magari che si potrebbe fare anche da noi, in parte potrebbe arrivare dall’Africa, quindi, pertanto, è in progettazione, un elettrodotto da parte di Terna per collegare la Tunisia con la Sicilia. E questo perché? Perché nel Nord Africa, ovviamente le fonti rinnovabili, in particolare il solare ma anche l’eolico, funzionano molto bene, perchè c’è tanto sole e tanto vento e quindi possono produrre energie che si può trasportare in Italia. Quindi si sta lavorando su questo, quindi il rapporto con il Mediterraneo è sempre Centrale. Se oggi l’Italia è accesa, è grazie ai rapporti con l’Africa, perché dopo la chiusura dei flussi dalla Russia il gas, oltre che è ancora la componente preponderante della nostra fonte energetica, arriva dalla Algeria, dalla Libia e dal Tap”.