Presentati a Chicago per la prima volta i dati dello studio di fase due, NEO-CESQ, nato da un’idea dell’oncologo Paolo Ascierto e che vede coinvolti sei centri italiani. A coordinare il trial di fase 2 l’Istituto dei tumori di Napoli Pascale.
Chicago (USA) – Se nei pazienti affetti da melanoma metastatico – il peggiore tumore della pelle – l’immunoterapia, attuata prima dell’intervento chirurgico, funziona, e funziona anche bene, perché non sperimentarla in quelli affetti da tumori minori come i carcinomi cutanei a cellule squamose? Nasce da questa considerazione lo studio multicentrico, tutto italiano, ideato dall’oncologo Paolo Ascierto e i cui primi risultati vengono oggi presentati all’Asco, il ghota dell’oncologia mondiale dal 2 al 6 giugno a Chicago. Il trial, che si chiama NEO-CESQ, coinvolge 6 centri italiani, Firenze Padova, Perugia, Genova, Brescia e il Pascale di Napoli come capofila. Venticinque i pazienti arruolati e trattati con il farmaco immunoterapico Cemiplimab due cicli prima dell’intervento chirurgico e per un anno intero dopo l’intervento. Benché sia ancora in corso, lo studio ha mostrato un tasso di risposta patologica (ovvero di riduzione delle cellule tumorali nel tessuto coinvolto) nel 52 per cento dei pazienti arruolati con una percentuale di effetti collaterali severi pari allo zero. Tra le forme più comuni di cancro della pelle il carcinoma a cellule squamose è caratterizzato da una crescita anomala delle cellule cancerogene, in genere con un inizio della malattia in età avanzata e un’insorgenza della patologia nelle zone cutanee maggiormente esposte ai raggi UV. Il principale obiettivo dello studio è proprio la risposta patologica; altri obiettivi sono la valutazione della sopravvivenza libera da recidiva, la sopravvivenza globale, la possibile presenza di eventi avversi e l’individuazione di biomarcatori predittivi di risposta al trattamento. “Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti – dice Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento di Melanoma e Terapia Innovative del Pascale di Napoli – Nei 25 pazienti arruolati è stata osservata una risposta patologica completa in 9 (39%) pazienti e la near-pCR (assimilabile ad una risposta completa) in ulteriori 2 (9%) pazienti, mentre è stata osservata una risposta patologica parziale (10-50% di cellule tumorali residue) in un paziente e nessuna risposta patologica in 11 pazienti. Soltanto a un paziente è stato interrotto il trattamento per progressione clinica, altri dei 25, infine, 2 non sono stati sottoposti a intervento chirurgico. Inoltre, sono stati osservati pochi eventi avversi correlati al trattamento e tutti di grado lieve. Non sono stati osservati eventi avversi severi di G3/G4. Con questo studio l’Italia dimostra ulteriormente di essere leader nel settore dell’immunoterapia per il trattamento dei tumori solidi”.