Sull’economia circolare l’Italia è avanti. Il tasso di uso circolare di materia è pari al 18,4%, a fronte di una media europea dell’11,7%. La quota di riciclo complessiva è del 72%, contro il 53% della media Ue. Per ogni chilogrammo di risorsa consumata, in Italia si realizzano 3,2 euro di Pil invece dei 2,1 europei. Il consumo pro capite di materiali è di 8,9 tonnellate annue rispetto a ben 14,1 dell’Ue. I dati del Rapporto 2023 sull’Economia Circolare in Italia curato dal Circular Economy Network, in collaborazione con Enea, a prima vista, sono confortanti. Indagando più a fondo, purtroppo, si verifica come l’economia circolare stia arretrando sia a livello globale sia nello stesso nostro Paese. Le cause sono svariate, ma è fondamentale riprendere il cammino virtuoso, innanzitutto al fine di salvare il pianeta.
La produzione mondiale determina il consumo di oltre cento miliardi di tonnellate di materiali l’anno. Questa massa enorme è responsabile del 45% delle emissioni di CO2. È vitale, allora, accelerare la transizione all’economia circolare, finalizzata al riciclo di materie già immesse nel circuito produttivo. In tal modo, l’utilizzo di materiale vergine potrebbe diminuire di circa il 34%, con effetto a catena sull’emissione dei gas serra. Questa si ridurrebbe a sua volta, contenendo l’aumento della temperatura globale.
Ma l’economia circolare incide positivamente anche sulla bolletta energetica. Per limitarci a un esempio, il Conou, ossia il Consorzio nazionale oli usati, permette ogni anno di conseguire un risparmio di circa 1,5 milioni di barili di petrolio. L’economia circolare, dunque, rappresenta un pilastro su cui fondarsi per gestire al meglio la transizione energetica, una delle grandi direttrici di marcia su cui punta l’Unione Europea per il prossimo futuro, che trova espressione anche nel nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Passare dal modello tradizionale dell’economia lineare a quello ecologico dell’economia circolare non è facile, ma in ogni caso è doveroso. Non vi sono alternative, se si vuole contrastare il climate change, preservando gli ecosistemi. Per l’Italia l’economia circolare, come accennato, ha anche il vantaggio di ridurre la dipendenza esterna, sia in termini di fonti energetiche che di materie prime.
Nell’attuazione del percorso dal lineare al circolare, naturalmente, sarà importante graduare obiettivi e sostenibilità, individuando soluzioni che contemperino la tutela dell’ambiente, il risparmio energetico, la decarbonizzazione, con la salvaguardia di asset economici e livelli occupazionali.