“Mezzogiorno: panorama economico di mezz’estate” è il titolo dell’ultimo, recentissimo, rapporto di Srm. Tra le rilevazioni più interessanti, vi sono dati che confermano il ruolo del Sud come area strategica, per il presente e ancor più per il futuro, sul fronte dell’energia. La produzione, infatti, supera il 39% del totale dei GWh generati da fonti rinnovabili in Italia. Notizie meno positive dall’economia del mare, con i porti meridionali che servono il 46% del traffico merci del Paese, pari a 226 milioni di tonnellate al 2022, ma con un aumento che nello scorso anno è stato solo dell’1%, a fronte dell’1,9% della media nazionale. Piuttosto confortante, invece, il dato sul decollo delle 8 Zes: le prime stime (a marzo 2023) mostrano un dato pari a 240 domande di investimento e 55 autorizzazioni uniche rilasciate dai Commissari di Governo. Qui bisognerà capire, tuttavia, quali saranno gli effetti della riforma annunciata dal Governo, che intende uniformare il regime Zes a tutto il territorio meridionale. La nota più negativa è la stima di crescita del Pil. Anche nel 2023 il Sud dovrebbe attestarsi, sia pur di poco, sotto la media nazionale: +1,1% contro +1,2%. Su questo dato c’è poco di che rallegrarsi. Siamo ormai in piena operatività Pnrr e, invece di recuperare, il Mezzogiorno a stento marcia a ritmi vicini a quelli del Paese. Il rischio che anche l’opportunità Pnrr si trasformi in un’occasione perduta comincia a essere una preoccupante, realistica prospettiva.