Nel cammino di ogni attività imprenditoriale è un fatto ineccepibile che e traversie sono tante e a volte arrivano delle “mareggiate “che specialmente per le piccole imprese diventano il giorno della resa. Ci sono storie anche non troppo lontane da questo tempo narrano di uomini io li reputo “speciali “nella loro vita facevano gli imprenditori del così detto terziario in Italia è il loro epilogo non è stato solo la chiusura della loro attività comm.le m a addirittura per il loro forte senso di responsabilità etico, politico, e sociale per pareggiare i conti contro le cartelle esattoriali hanno pensato di suicidarsi. Il nostro Paese è veramente” meraviglioso” anche per queste strane verità che conserva nei suoi cavo’ dell’oblio. I Governi cambiano ormai i loro programmi diventano consueti prevedibili, e intanto l’assenza al così pregiato voto da parte dei cittadini cresce. E’difficile provare a credere “nell’ennesimo illusionista” in quello che voleva un’Italia divisa adesso e parte del panorama politico italiano, potrei continuare come credo tanti italiani su queste semplici riflessioni Soffermiamoci sulle piccole imprese e in particolare modo sui fioristi categoria che mi onoro di rappresentare, oggi possiamo dire che la figura del fiorista finalmente si inquadra come un professionista, un’esperto dove la “committenza” di qualsiasi genere che si interessa a questo settore per i suoi acquisti si rende conto sia se va al: point shop, on line, agenzia floreale, scenografo floreale, vendita chiosco take away e artigiano floreale si accorge con quale professionista sta parlando. Questa meta conquistata sono gli anni di duro lavoro che la categoria fioristi ha faticosamente portato avanti con i propri sforzi senza riconoscimenti istituzionali poiché il fiorista per lo Stato non ha qualifiche professionali. La categoria fioristi infatti prima e durante il corona virus non si riconosceva e ancora oggi veniamo collegati con altre attività commerciali come pizzetterie, fruttivendoli, ferramenta facendo così pagare ancora più tasse ingiustamente oltre il fatto di non dare dignità sia a noi fioristi che hai colleghi commercianti di altre categorie Nel periodo del lockdown con il decreto ministeriale “iorestoacasa” del Premier Conte. La attività dei fioristi è tutta l’industria collegata alle cerimonie sono state fermate sollevando problemi di ordine amministrativo, con effetti tragici per moltissime imprese, impoverimenti chiusure per oltre 40000 imprese. Parlando dei giorni nostri, oggi dove in quest’estate del 2023 l’ordine dei medici ci comunica che non siamo più in emergenza sanitaria la nostra” Industria” delle cerimonie è incominciata a ripartire e così anche la macchina delle cartelle esattoriali dove ovviamente dopo il macigno del covid e l’azzeramento del reddito esistono delle debitorie ed è anticostituzionale se pensiamo al fatto che con decreto dello Stato centrale solo i generi di prima necessità potevano esercitare, invece ci ritroviamo nei conteggi delle tassazioni per servizi emanati anche in periodi del decreto ‘iorestoacasa’. Nel luglio scorso il comune di Napoli firma un decreto per un aumento cospicuo della tari per famiglie ed imprese già in difficoltà. Adesso oltre tutto esiste il reale pericolo di non farcela poiché già deboli, bisogna affrontare il caro bollette, il trasporto su gomma sta Diventando un problema sempre più serio con aumento di tasse già molto elevate per le piccole imprese il rischio di chiusura è praticamente dietro l’angolo. È” meraviglioso “questo aspetto, un padre più o meno conosce le economie del proprio figlio, quindi come fa a chiedergli più di quanto possiede . Lo Stato conosce bene le economie dei propri cittadini, come fa a chiedere tre o quattro volte in più di quanto possono. La nostra penisola italiana sta dimostrando di valere tanto per patrimonio artistico, naturale, gastronomico, folcloristico e lo si tocca con mano in questo periodo che è invasa da turisti in lungo e in largo …. io vivo a Napoli e in questi giorni giorni la guardo un il s u o po come un turista è mi chiedo ma come è possibile una città così scelta e non si riesce a sollevare”; facciamo un po di conti: se un commerciante guadagna 10.000,00 € in un mese quanto ricava al netto? Tolti tutti gli oneri dello Stato le stime più realistiche parlano del 50% più spese di gestione e parliamo di un successo commerciale, figuriamoci nei periodi dove il commercio non è così redditizio e il commerciante è costretto ad ottemperare ad una pressione innaturale. Il punto è che chi ci governa a vari livelli credo che dovrebbero partire dal concetto del tenere le imprese, soprattutto quelle piccole, come bene del Paese e investire su di esse. Farle chiudere dovrebbe risultare come far chiudere un museo per bilanci scorretti o perché non ci sono fondi ecco io la vedo così poiché la professionalità dell’artigianato, dei commercianti, e dei lavoratori creativi sono una parte sostanziale del Made in Italy. Un Paese all’avanguardia può addirittura trarre ancora più benefici a salvare 1000 imprese anziché farle chiudere.