Parto da un dato che non riguarda solo i giovani. L’ultima relazione di Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, sottolinea come la popolazione in età da lavoro (15-64 anni) sia diminuita di quasi 800mila unità in soli tre anni, dal 2019 al 2022. Si assiste, in proiezione futura, a una diminuzione della popolazione residente. Ma questa, entro il 2040, dovrebbe ridursi in Italia di 2 milioni e mezzo, mentre il numero dei potenziali lavoratori (15-64 anni) addirittura di più di 6 milioni. Come si pagheranno le prossime pensioni?
Anche qui, le previsioni tracciano infatti uno scenario negativo: i lavoratori dipendenti che oggi hanno meno di 35 anni potranno percepire in media una pensione di non più di 1.100 euro netti, ma soltanto a patto che si ritirino a 74 anni.
La popolazione in età di lavoro si riduce per il doppio effetto della diminuzione delle nascite e della fuga dall’Italia dei cosiddetti cervelli. Gli espatriati tra il 2012 e il 2021 sono stati circa un milione, secondo i dati Istat, di cui un quarto con la laurea in tasca. Il motivo è anche, se non soprattutto, nel differenziale retributivo: a un anno dal titolo, i laureati di secondo livello che si trasferiscono all’estero percepiscono mediamente 1.963 euro mensili netti, contro i 1.384 ‘italiani’. E se la differenza a un anno è del 41,8%, diventa del 47,1% dopo cinque anni: 2.532 euro netti contro 1.599.
Insomma, il sistema produttivo italiano cerca profili qualificati ma non sembra remunerarli a dovere. Sempre il Governatore Visco ha stigmatizzato il fatto che quasi un quinto dei giovani, a cinque anni dall’assunzione in Italia, risulti ancora a tempo determinato.
Se non vogliamo declinare come Paese, bisogna cambiare questo andazzo. Al Governo, e alle Istituzioni in generale, l’arduo compito di promuovere una politica che incentivi le imprese ad assumere, a formare, a pagare adeguatamente il lavoro di giovani qualificati. Combattendo anche la piaga dei Neet e quindi invogliando i giovani che non hanno particolare propensione per lo studio a trovare un’occupazione dignitosa e stimolante nei comparti del Made in Italy, a partire dall’artigianato d’eccellenza.