Come favorire l’occupazione nel Mezzogiorno? La risposta non può essere costituita dalle cosiddette gabbie salariali: stabilire livelli retributivi a seconda delle aree del Paese, in modo da tener conto di elementi come il maggiore o minore costo della vita. Il limite di questa impostazione è che il valore reale delle buste paga non differisce solo per i prezzi di servizi e beni di consumo. L’assenza di strutture nel Sud (esempio per tutti: gli asili nido) rende la vita più cara, a prescindere dai listini dei singoli beni, e finisce per compensare eventuali differenze di prezzi.
Ma, a svuotare di senso la querelle sulle gabbie salariali, c’è un elemento più decisivo: non serve introdurre quello che già c’è!
Le ultime conferme arrivano dai dati Istat. Eclatante è la differenza di retribuzioni che riguardano i giovani laureati. Chi ha raggiunto il titolo nel Mezzogiorno viene pagato mediamente 15,42 euro lordi per ora lavorata, contro i 19,87 della media Italia, e i 22,79 del Nord-Ovest.
Non c’è quindi da meravigliarsi se i cervelli del Sud emigrano. E non solo per i corrispettivi magri ricevuti: la verità è che nel Meridione sono pochi a cercarli, questi laureati! Le offerte di lavoro si concentrano al Nord (70%). Gli annunci in Campania non superano il 5%.
Purtroppo, anche se non si guarda al tipo di diploma ottenuto, le cose non cambiano. A Napoli, la media retributiva, a prescindere dalla formazione conseguita e attestata, è di 12,86 euro all’ora, contro 16,12 di Roma e 18,53 di Milano. E a Napoli la paga oraria media è la più elevata di tutto il Mezzogiorno!
Insomma, le Italie continuano a essere due e, se è giusto eliminare forme di assistenza parassitaria come il reddito di cittadinanza, occorre però anche incrementare le presenze produttive e l’offerta di lavoro, altrimenti il divario resterà tale e quale.
Come farlo? Bisogna promuovere innanzitutto l’innovazione. In tal senso, la decisione di ubicare a Napoli il secondo centro di supercalcolo italiano dopo quello di Bologna, creando cento posti di lavoro qualificato a San Giovanni a Teduccio, è una gran bella notizia.
Poi bisogna pensare anche ai giovani che non hanno livelli di studio elevati. Per loro una ghiotta opportunità può essere rappresentata dai vecchi mestieri dell’artigianato Made in Italy, che i giovani possono aiutare a rilanciare con le loro conoscenze di nativi digitali. Ma lo Stato deve indirizzare questo processo, finanziando i maestri artigiani che accettano di formare i nuovi talenti in bottega.