Quali effetti avrà il Pnrr per il grande rilancio del Mezzogiorno? Una risposta ce la forniscono le previsioni Istat sull’andamento demografico di qui al lontano 2080: zero!
Le stime Istat, infatti, ipotizzano che le migrazioni interne dei giovani dal Mezzogiorno verso altre aree più ricche di opportunità restino le stesse, facendo quindi registrare flussi analoghi a quelli riscontrati nel periodo 2016-2021, saltando il 2020, anno anomalo a causa della pandemia. Nessun incentivo ci sarà dunque a restare nella propria regione, almeno secondo gli esperti dell’Istat. L’azione congiunta del desiderio di emigrare e della sempre più scarsa propensione ad avere figli finirà per diminuire la popolazione e, nel contempo, per aumentarne l’età media.
La Campania, fin dal 2043, ossia tra vent’anni, conterà su circa 80 mila sessantottenni, contro appena 37 mila bambini di 6 anni. In quattro lustri, dunque, il numero di questi piccoli si ridurrà di ben 13 mila unità, visto che attualmente se ne contano cinquantamila.
L’Italia intera, se non cambiano le cose, vedrà assottigliarsi la sua popolazione. Dai quasi 59 milioni del 2023 si declinerà ai 55 milioni e mezzo del 2045, per poi precipitare ai meno di 46 milioni del 2080.
Quando, dunque, si affronta con preoccupazioni e timori il drammatico fenomeno degli immigrati, bisognerebbe estendere il discorso anche al trend demografico interno. Al momento, i nuovi arrivi non basterebbero neppure a colmare le perdite indigene. Ma, su questo ultimo fronte, l’attenzione politico mediatica non ha gli stessi toni allarmistici, è come se fosse una questione di poca rilevanza, invece di essere il tema principale su cui discutere per costruire politiche finalizzate a costruire un futuro diverso da quello griglio e desolato che si prospetta.
Un Paese di single e di coppie senza figli è un Paese senza domani. La domanda da porsi è: si può accettare supinamente questo scenario o, al contrario, occorre fare il possibile, con politiche mirate e che incentivino le nascite, per ribaltare le previsioni dell’Istat?
La nostra convinzione è che le dinamiche demografiche siano correlate alla civiltà di un popolo, al di là delle inevitabili integrazioni e interazioni con persone di altri paesi, che sempre ci furono e sempre ci saranno. L’auspicio è che chi governa si ponga con determinazione il problema e favorisca, a partire dal Mezzogiorno, condizioni che recuperino convenienza a permanere e a costruire nuove famiglie, per effetto di una ritrovata fiducia nell’avvenire.