Nel 2023 in Italia i giovani in età da 18 a 34 anni risultano essere circa 10 milioni 200 mila. Dal 2002 il calo è stato di oltre 3 milioni (-23,2%). Per la fascia d’età indicata l’Italia è diventata il Paese dell’Unione Europea con la più bassa incidenza sul totale della popolazione: 17,5%, a fronte di una media Ue del 19,6%. In questo quadro il Sud conserva ancora una quota di giovani dal 18 ai 34 anni maggiore di quella del Centro-Nord (18,6% a fronte del 16,9%), ma il crollo rispetto al 2002 è stato ancora più vistoso: -28%. Questi dati, riportati nel rapporto Istat “I giovani del Mezzogiorno”, ci dicono che bisogna assolutamente attuare politiche, sia della natalità che del lavoro, che invertano una tendenza in prospettiva dannosissima per le sorti del Paese. Un Paese che, evidentemente, come mostrano soprattutto al Sud le migrazioni di cervelli, non sembra più fatto per i giovani. Non possiamo permettere che il futuro dell’Italia e del Sud sia quello di una graduale desertificazione, parzialmente attenuata dagli arrivi in massa di immigrati. Le istituzioni, centrali e locali, dialoghino insieme costruttivamente e finanzino percorsi di sostegno sia per le nascite che per l’apprendimento e la creazione di nuovi posti di lavoro.