Il Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, si è dato una larga sufficienza. Da professore universitario ha ritenuto di poter votare sé stesso come amministratore di Palazzo San Giacomo e di autopromuoversi. Personalmente siamo per le tradizioni consolidate, che sconsigliano anche in queste occasioni ‘innocenti’ i conflitti di interesse, e suggeriscono di distinguere chi prende il voto da chi lo assegna. Ma si tratta di un dettaglio. La questione vera è se la Giunta Manfredi stia operando o meno secondo le aspettative della cittadinanza. Alla luce di quanto verifichiamo quotidianamente, saremmo per rinviare a un prossimo futuro il giudizio, come si faceva con gli studenti rimandati a settembre. L’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta ha giustamente rivendicato, pochi giorni fa, l’abbattimento del debito comunale di ben 350 milioni. Tra gli attestati di stima ricevuti dal sindaco, a due anni dall’assunzione dell’incarico, c’è chi ha sottolineato i tanti luminosi programmi per il futuro, un avvenire degno di una metropoli europea. Quello che sembra ancora mancare, o quantomeno non essere tuttora sufficiente, è il monitoraggio su quanto accade giorno per giorno. La vita del cittadino comune, a Napoli, è condizionata negativamente da un sistema di trasporti pieno di sfasature, con treni e autobus vecchi e in numero inadeguato, con macchinisti e conducenti che sembrano trovare ogni cavillo per generare ritardi o proclamare agitazioni, con un servizio di raccolta rifiuti tra mediocre e pessimo malgrado le assunzioni effettuate, con selciati pieni di buche e cantieri dalla durata infinita che rallentano pedoni e automobilisti. Ecco, il metro di giudizio con cui saremmo lieti di promuovere il sindaco parte dall’ordinaria amministrazione: non c’eravamo prima di lui, non ci siamo ancora adesso. Ma la speranza, si sa, è l’ultima a morire…