Piani, programmi, parole sul Mezzogiorno. I fatti, registrati da indagini puntuali, ci riportano alla realtà. L’ennesimo Rapporto ben curato, quello Welfare Italia del 2023, siglato da Unipol in collaborazione con The European House – Ambrosetti, ci documenta su situazioni paradossali. Emerge che le risorse investite sul Welfare al Nord sono molto maggiori che al Sud. In altri termini, chi sta peggio riceve di meno. In Calabria, la spesa media per chi fruisce di un asilo nido è di 2.182 euro, quella nazionale è di 8.913 euro. A Bolzano si arriva addirittura a 12.361 euro. Anche nella spesa sanitaria pro capite, come in altri capitoli fondamentali del welfare, le regioni del Mezzogiorno si collocano agli ultimi posti, staccatissime da regioni che presentano indicatori di reddito ben più elevati.
Il caso Calabria è quello più eclatante, con una percentuale di giovani Neet (non lavorano, non studiano né fanno corsi di formazione) del 32%, a fronte di una media nazionale del 19%. Con un tasso di disoccupazione quasi doppio della media nazionale, un record di inattivi, servizi pubblici ridotti e meno qualificati.
La contraddizione tra condizione economica del Sud e spesa welfare è tale da spingere i coordinatori della ricerca a lanciare un appello agli investitori istituzionali. Si tratta di casse, banche e assicurazioni. La richiesta è che svolgano un’azione di supplenza, alla luce degli squilibri del sistema pubblico. Con il loro intervento dovrebbero ridurre il divario sostenendo un Sud ridotto male e trattato peggio nella ripartizione delle pubbliche risorse.
Vorremmo credere che una simile chiamata alle armi della finanza che conta avesse concrete probabilità di essere accolta. L’osservazione attenta di quanto accade ce lo impedisce. Basti pensare alla concentrazione di interventi delle Fondazioni bancarie a sostegno del Nord e parzialmente del Centro, ignorando il Mezzogiorno. Si tratta proprio di interventi per il sociale che potrebbero aiutare il Sud ad avvicinarsi, con strutture e servizi qualificati, ai livelli di altre aree d’Italia e d’Europa. L’unica eccezione nel Meridione è la Fondazione con il Sud, che ha risorse limitate, imparagonabili a quelle che sommergono di graditi ‘doni’ le aree più agiate e meglio attrezzate del Paese. È una delle conseguenze della quasi totale scomparsa di banche meridionali, avvenuta nei decenni scorsi. Un’autentica calamità, che contribuì ad aggravare il gap tra le cosiddette aree forti e la cenerentola Mezzogiorno.