C’è l’ ha fatta l’ Italia di Spalletti a qualificarsi per la fase finale del campionato europeo, pareggiando contro una Ucraina che ha messo in mostra le sue individualità e la voglia, da squadra di rango, di vincere la partita decisiva. Per gli azzurri non è stato facile né scontato il pareggio che ha significato qualificazione perché i ragazzi di Spalletti se si eccettua l’ ultimo quarto d’ora di gara hanno sempre cercato di fare la partita comandando il gioco ed esponendosi alle rapide e pericolose ripartenze ucraine. Ma la squadra di Spalletti forse nella partita più difficile del periodo si è scoperta solida caratterialmente e abbastanza equilibrata. In campo cioè ogni giocatore sta al suo posto, nessuno appare fuori ruolo e tutti si sacrificano per il bene della squadra. La scelta, anzi le scelte di Spalletti, a differenza dell’ ultimo Mancini sono chiare. La sua Italia si può reggere solo sulla sincronia e sulla partecipazione di tutti. E nonostante sia in panchina da solo poche gare c’è già molto Spalletti in questa squadra e in questa qualificazione. Temperamento, attenzione, volontà e queste si sono viste nella pressione alta che ha inibito la costruzione del gioco avversario fin dai suoi inizi, nell’ attenzione, con poche sbavature, difensiva e nella disponibilità di tutti, da Chiesa a Raspadori allo stesso Zaniolo a rientrare a sostegno. Ora che siamo arrivati alle fasi finali degli Europei per difendere il titolo conquistato a Wembley viene da chiedersi dove potrà arrivare e cosa potrà fare l’ Italia con Spalletti che adesso ha tempo per preparare con calma la squadra del futuro prossimo. Dovessimo giudicare la squadra dai risultati ottenuti da Spalletti, costretto a fare punti più che pensare al bel gioco, bisognerebbe assolverla senza se e senza ma. In verità sul piano dei risultati la squadra, pur non giocando quasi mai un calcio convincente, è quasi inattaccabile. È evidente che da qui a giugno serve un bel salto di qualità ma Spalletti ora ha più tempo dalla sua e soprattutto non sembra legato a scelte di cuore o di affezione come ha dimostrato il cambio di Politano, che era entrato una manciata di minuti prima al posto di Zaniolo, con Darmian….
Spalletti, insomma, ha già messo le cose in chiaro. Poiché in Germania ci aspetta ben altra musica rispetto al girone nel quale siamo finiti secondi è il caso di andarci piano con inni di gioia e peana per la qualificazione ma è lecito attendersi dagli azzurri un europeo dignitoso, di buon livello e che non faccia ripiombare l’ intero movimento nella mediocrità di due esclusioni dai mondiali. Spalletti, lo staff tutto e il gruppo giocatori sta lavorando in tal senso con serietà e intensità. Gruppo e il suo allenatore stanno conoscendosi sempre di più per cercare la loro dimensione più giusta. E lo 0-0 contro l’ Ucraina è solo il primo passo, non esaltante, ma terribilmente concreto, per
ammirare una nazionale che interpreti al meglio delle sue possibilità la voglia di tornare ad essere protagonista. Il pareggio qualificazione contro l’ Ucraina perciò, può essere il buongiorno per un Europeo degno della nostra migliore
tradizione calcistica.