La revisione del Pnrr nei prossimi mesi riceverà l’autorizzazione di Bruxelles. La rimodulazione servirà a adattare il Piano alle nuove esigenze determinate dalle evoluzioni, a volte purtroppo anche tragiche (vedi guerra in Ucraina), di questi anni. Vi saranno più risorse per le fonti energetiche, va superata la dipendenza dalla Russia. Sarà inoltre fondamentale stornare fondi da obiettivi irraggiungibili, opere pubbliche che non avrebbero mai potuto essere completate entro la scadenza fissata per il Pnrr: 31 dicembre 2026.
Una probabile conseguenza della trasformazione del Piano sarà lo spostamento di risorse a favore delle imprese. Meno cantieri, insomma, più incentivi per chi lavora e produce. Lo slogan sembra accattivante, ma nasconde una crudele beffa per il Sud.
Le agevolazioni per le imprese, infatti, finiscono per la gran parte al resto del Paese. Nel 2021, su 24 miliardi agevolati, più dell’80% è finito al Nord. Ma questa percentuale nasce da una realtà oggettiva: lo squilibrio esistente nella distribuzione del tessuto produttivo lungo lo Stivale. Le imprese, e in particolare quelle più qualificate e di dimensione maggiore, stanno tutte a settentrione.
E la percentuale del 40% stabilita in favore del Sud per i fondi Pnrr? C’è il fortissimo rischio che possa essere ‘dimenticata’, come, bontà sua, ha sottolineato anche il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Il quale, peraltro, è stato il primo a suggerire di rivedere il Pnrr in favore delle imprese, trascurando il ‘dettaglio’ di cui sopra.
Quello che in tanti non capiscono o fanno finta di non capire, anche a Sud, è che il Mezzogiorno è penalizzato innanzitutto dalla mancanza di infrastrutture e servizi pubblici. Un gap che lo sfavorisce anche nelle scelte di nuovi insediamenti produttivi effettuate dalle imprese, che siano italiane o estere. Quindi, solo se lo Stato decide di fare sul serio per superare questo divario, si pongono le premesse per la famosa coesione territoriale. Speriamo ne abbia piena consapevolezza il Ministro che ne ha la delega, Raffaele Fitto, che è anche colui che sta riformulando il Pnrr.
La strada per uscire dal dilemma sarebbe quella di concentrare anche le risorse per le imprese a Sud, prevedendo una strumentazione agevolativa di grande convenienza per l’investimento industriale nel Meridione, e, contestualmente, mandando avanti con decisione quello infrastrutturale, con i fondi Pnrr o, nel caso di tempi più lunghi, con quelli sviluppo e coesione e del nuovo ciclo di programmazione europea.