Il divario si aggrava e la tendenza sembra inarrestabile. Nel 2023 la crescita del Sud sarà la metà di quella del Centro-Nord: +0,4% contro +0,8%. Ma negli anni successivi la musica non cambierà. 2024: Sud +0,6%, Centro-Nord +0,7%. 2025: Sud +0,9%; Centro-Nord +1,3%.  

E il Pnrr? Servirà solo a contenere i danni, senza il Piano il Mezzogiorno entrerebbe in recessione, mentre l’economia del resto del Paese ristagnerebbe. Numeri e previsioni sono contenuti nel Rapporto 2023 della Svimez, pubblicizzato nei giorni scorsi. La fotografia che ne deriva è preoccupante.

Se qualche anno fa si indicava nel Pnrr l’ultima opportunità per ridurre le distanze tra le macro aree italiane, oggi siamo alla verifica di un sostanziale fallimento. Non è detto non si possa rimediare in parte con l’accelerazione degli interventi previsti dal Piano. Non si può escludere che un utilizzo più efficace dei fondi sviluppo e coesione (nazionali) e delle risorse europee del nuovo ciclo 2021-2027 non possa invertire la tendenza attuale all’aggravamento del gap. Ma, per ottenere una svolta, c’è bisogno di una politica fortemente orientata verso Sud.

In tal senso, il Governo farà bene a non sottovalutare altri numeri del Rapporto, che certificano la diminuzione di quasi tre punti percentuali del reddito disponibile del Sud nel 2022, anno della ripresa inflattiva (la flessione del Centro-Nord si è limitata all’1,2%). Un andamento che ha segnato un nuovo step negativo quest’anno, con stime che parlano di un’ulteriore diminuzione del 2% al Sud, a fronte di un altro -1,2% del Centro-Nord.

Le crisi internazionali, tra guerre, caro energia e materie prime, hanno un peso decisivo su questi risultati in rosso. Ma gioca un ruolo altrettanto importante una visione, non solo dell’attuale Esecutivo ma anche di quelli passati, per cui si punta sul Nord per poi redistribuire qualche briciola al Sud.

Questo modo di procedere, che sembra ripetersi nella maniera in cui si sta ridefinendo la partita Pnrr, non ha pagato nei decenni trascorsi: il Paese ha viaggiato a ritmi di crescita largamente inferiori a quelli medi europei. Giorgia Meloni ha l’occasione storica di ribaltare la vecchia politica dei due tempi, elaborando una strategia di sviluppo che passi per il recupero della posizione baricentrica della Penisola nel Mediterraneo. Ma, se si procederà in tal senso, bisognerà avere il coraggio di pensare al Sud come leva per trainare l’Italia. Puntando sulle potenzialità di crescita che, proprio per i gravi ritardi cumulati, nel Mezzogiorno sono molto superiori che nel Centro-Nord.