Alla data dello scorso 26 novembre, la spesa complessiva per il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano non superava il 14,7% delle risorse assegnate. Mentre per il Nord la percentuale era ancora un po’ più bassa, 14,1%, nel Centro saliva al 15,2%. Molto più indietro si collocava il Sud, con appena il 9,4%. L’anomalia più vistosa si registra quest’anno. Nel 2023, infatti, la spesa ha per ora raggiunto quota 2,5 miliardi, molto meno dei 6,2 spesi nel 2021 e dei 18,1 del 2022. Vi è stata un’impasse, probabilmente dovuta alla necessità di riformulare il Piano. Sta di fatto che un andamento che sembrava in crescita esponenziale ha improvvisamente conosciuto una svolta in controtendenza.
Diventa ora decisivo riprendere la marcia, soprattutto per il Mezzogiorno. Sarà soltanto con un rilancio dei flussi di spesa del Pnrr che il Sud, secondo il recente rapporto della Svimez, eviterà la recessione. Il Pnrr, quindi, potrebbe avere quanto meno un effetto positivo congiunturale, in attesa di poterne valutare l’incidenza anche in termini di riduzione strutturale del divario Nord-Sud. Obiettivo che i numeri, oggi come oggi, segnalano come molto difficile da conseguire.