Bisogna ancora temere per l’inflazione? La risposta è sì, ma non per il rialzo tecnico di dicembre. Il caro prezzi Ue, infatti, è tornato a salire al 2,9% su base annua, rispetto al 2,4% di novembre, ma si è trattato di un caso temporaneo, dovuto a una particolare situazione. L’anno scorso, a dicembre, si era registrato un crollo del prezzo dell’energia, quest’anno, pur calando, non ci si poteva di certo attendere una diminuzione di pari entità. Di qui l’apparente ripresa inflattiva, destinata a rientrare.
Tra le note altamente positive per l’Italia, c’è un incremento dei prezzi largamente inferiore, pari ad appena lo 0,6%. Il tasso medio annuo nazionale 2023 si colloca quindi al 5,7%, molto meno dell’8,1% del 2022.
Le stime della Banca Centrale Europea indicano per il 2024 un’inflazione media annua continentale di circa il 2,7%. Un valore non troppo distante dall’obiettivo Bce del 2%. Non dovrebbe quindi cambiare la prospettiva, attesa dagli esperti, di una diminuzione del costo del denaro: a seconda degli analisti, il momento fatidico dell’attesa sforbiciata da parte della Bce viene indicato intorno a giugno oppure verso la fine del 2024.
C’è un ma, purtroppo, e come al solito incide al riguardo uno scenario di tensioni internazionali che non accenna a placarsi. I continui attacchi degli Houthi nel Mar Rosso hanno già danneggiato 25 navi. Le conseguenze rischiano di essere catastrofiche. Nel 2023, attraverso Suez, sono passate 25.886 navi, il 10,5% in più che nel 2022. A dicembre, tuttavia, il fenomeno delle aggressioni marine ha determinato un’inversione di tendenza, con la diminuzione del 3,3% dei transiti, rispetto allo stesso mese del 2022.
Se la situazione non si normalizza, i costi dei noli marittimi sono destinati a lievitare; in meno di tre settimane quelli dei container tra Asia e Mediterraneo sono già raddoppiati.
In un quadro generale preoccupante, anche se si spera possa essere modificato in un lasso di tempo relativamente breve, il Mezzogiorno corre, al solito, il pericolo, di essere una delle principali vittime dei conflitti in atto. È noto come proprio la crescita delle relazioni in ambito Mediterraneo sia una delle condizioni che possono favorire un boom economico del Sud Italia. La pace, dunque, è necessaria sia per evitare nuova barbarie e nuove stragi, sia per agevolare un piano di interscambi tra Europa, Asia e Africa, che può riportare il Meridione al centro delle politiche di sviluppo dell’Italia e, più in generale, del Vecchio Continente.