NAPOLI – La Giustizia Amministrativa per l’ennesima volta, entrando nel merito delle questioni con sentenze, dà ragione al sistema delle “Associazioni Storiche” censurando le decisioni della CCIAA di Napoli volte ad escluderle dalla procedura di elezione dal nuovo Consiglio Camerale.
Pretestuose in particolare sono state ritenute le esclusioni di ACEN per motivi di irregolarità delle firme del Presidente nelle dichiarazioni fornite e di Confcommercio, Compagnia delle opere, Federdat, Confimprese e CNA per la mancata coincidenza territoriale della loro forma organizzativa rispetto all’ambito di competenza della CCIAA di Napoli, nonostante avessero presentato solo i dati relativi alle imprese operanti nella nostra area metropolitana.
È evidente, affermano i Presidenti delle “Associazioni Storiche”, che il RUP del procedimento, il Segretario Generale della Camera di Commercio, potrebbe alterare i risultati elettorali, operando in modo difforme rispetto ai dettami legislativi, regolamentari ministeriali e della prassi seguita dall’intero sistema camerale e, soprattutto, in dispregio dei principi di rappresentatività su cui fonda il sistema camerale.
Ricordano infatti i Presidenti che già era stato impugnato il Vademecum pubblicato in occasione dell’avvio delle procedure elettorali e segnatamente i modelli A1 e B1 che richiedevano alle Associazioni informazioni ridondanti e il sistema dei controlli ipotizzato discostandosi enormemente dai precetti. Tutti provvedimenti evidentemente volti a danneggiare alcuni a vantaggio di altri.
Basti ricordare anche ad esempio – proseguono i presidenti delle “Associazioni Storiche” – la richiesta camerale rivolta a talune Associazioni di produrre migliaia e migliaia di documenti in soli 10 giorni e a ridosso delle festività di fine anno, modus operandi pure censurato dal TAR.
Il sospetto che i comportamenti del Segretario Camerale possano costituire, nell’insieme, un disegno mirato ad influire sulla regolarità delle elezioni per il rinnovo della Camera di Commercio di Napoli, volto ad escludere le organizzazioni imprenditoriali più radicate e rappresentative dell’economia cittadina, ha indotto i Presidenti di ACEN e UIN ad avanzare un esposto alla Procura della Repubblica.
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