Il progetto Zes per le regioni del Mezzogiorno d’Italia ha rappresentato un rilancio reale delle varie economie locali in considerazione delle modalità industriali della misura e della grande attrazione che aveva provocato negli investitori. Poi è intervenuta la cosiddetta Zes Unica, che rendeva nell’agglomerato una zona economica speciale tutta l’area geografica compresa dalle 8 regioni interessate singolarmente. Il nodo da sciogliere, visti i tempi e le modalità riviste, è la convenienza o meno difendere unica una Zes quando singolarmente funzionava bene tanto da aver attirato già investimenti per oltre 2 mld di euro e creato oltre 3500 posti di lavoro. Il dato, certificato da The European House Ambrosetti, si scontra però con un’altra evidenza, l’allungamento dei tempi e dei termini con la nuova realtà, generando anche incognite sul versante sgravi fiscali.
“Cambiamo pure, ma facciamolo con senso di responsabilità e consapevoli di doverne rendere conto”, ha esordito Gianni Lepre, consigliere del ministro della Cultura Sangiuliano e presidente della Commissione Reti e Distretti produttivi di ODCEC Napoli. Il noto economista ha poi continuato: “un’evidenza clamorosa sta poi nei tempi definiti per le autorizzazioni: 80 giorni anziché i precedenti 20. Mai io mi chiedo: quadruplicare l’attesa degli investitori non rischia di disincentivarli? Questo appesantimento non rischia di essere letto come un segnale negativo, di minore attenzione verso la necessità di sburocratizzare i rapporti tra Stato e imprese?”.
Il prof. Lepre ha poi concluso: “Credo che il Governo faccia bene a chiarire il motivo di questi cambiamenti. In un’epoca in cui le decisioni economiche hanno bisogno di tempi rapidi per l’attuazione, è meglio affrettarsi a porre scadenze più ravvicinate e preparare una regia agguerrita per le istruttorie, adatta per accelerare la ripresa economica del Mezzogiorno che attende già da troppo tempo”.