“È come curare un malato con l’aspirina. Parliamo di un sistema che è indubbiamente in difficoltà perché c’è un problema di globalizzazione. Produciamo qualità non sufficiente nemmeno per l’uso interno. Ci sono poi i problemi derivanti dai cambiamenti climatici e dalla dimensione delle nostre aziende, troppo piccole per competere a livello globale, che è un vantaggio quando si parla di qualità ma uno svantaggio quando si parla di scalabilità delle aziende stesse”. Così è intervenuto Pietro Paganini, analista socio economico, durante Tg Plus su Cusano Italia Tv, per discutere in merito all’emendamento sul taglio dell’Irpef agricola all’interno del milleproroghe. “C’è poi un problema di lunghezza delle filiere: troppi intermediari prima che un prodotto agricolo arrivi dal contadino alla tavola”, ha continuato Paganini. “Bisogna affrontare questa situazione con un piano che possiamo chiamare piano agricolo, una riforma agraria mai fatta nel nostro paese, che punti su quelle che sono le nostre caratteristiche ed eccellenze e che non si chiuda in un protezionismo inutile. Non siamo in grado di mantenere un protezionismo agricolo come non lo eravamo negli anni trenta con Mussolini”. Riguardo poi alle importazioni dall’estero, Paganini ha voluto chiarire: “Non siamo in grado di produrre grano a sufficienza come non siamo in grado di produrre nocciole a sufficienza. Basti pensare che con tutte le nocciole italiane, l’azienda italiana più grande e più riconosciuta del mondo per produrre il suo prodotto ci campa due giorni”, ha sottolineato. “L’olio di oliva italiano è di grandissima qualità però non ne produciamo a sufficienza. Ci sono delle scelte che vanno fatte. Il governo cinese, come i governi dei paesi del golfo,nelle loro non democrazie hanno un piccolo vantaggio: quello di pianificare o di avere dei piani industriali. Ecco l’Italia dovrebbe fare un piano industriale in cui ribadire cosa importare e cosa esportare, perché si vive di export. Ma che dall’estero arrivino però prodotti di qualità”, ha ribadito l’analista. “Quando si dice si importa a poco prezzo, si importa probabilmente da paesi sbagliati o si fanno accordi a perdere. É qui che occorre una regia oltre a una riforma. Bisogna avere anche il coraggio di dire che non si possono avere così tante piccole imprese e così poche grandi, davanti ai colossi cinesi o americani”, ha concluso Pietro Paganini.