Una premessa: sono sempre stato favorevole alla creazione di una Zes unica per il Mezzogiorno. Prima ancora che il Ministro per il Sud Raffaele Fitto la promuovesse, avevo espresso perplessità sulla delimitazione delle aree Zes, con il rischio di penalizzare imprese non insediate nei territori selezionati, costrette a subire una concorrenza ad armi impari da parte di operatori dello stesso settore avvantaggiati dai benefici pubblici.
Dico di più. Condivido la strategia del Ministro e del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, volta ad assicurare un coordinamento centrale della gestione dei fondi per il Sud. L’epoca migliore per il Mezzogiorno del dopoguerra è stata quando ha funzionato una struttura nazionale come la Casmez. Il decentramento territoriale ha aggravato il divario Nord-Sud.
Se, tuttavia, una buona idea richiede tempi di gestazione adeguati, nel frattempo bisogna dare continuità alle situazioni che stanno funzionando. Perché, allora, non far gestire il miliardo e 800 milioni per il credito d’imposta Zes 2024 alle strutture commissariali in proroga che scadono all’inizio di marzo? Per la Zes unica è prevista l’elaborazione di un piano strategico triennale, che definirà i criteri per l’ammissibilità delle richieste, fissando delle priorità. Ma per concretizzarlo è necessario seguire un iter procedurale che, tra le altre tappe, prevede il coinvolgimento delle varie espressioni del territorio, come ad esempio le associazioni di imprese. Per l’approvazione finale occorrerà passare per una serie di avalli da parte di organismi istituzionali.
Di fronte a questa prospettiva, e con una regia e macchina amministrativa centrale non ancora pronta, perché non rimandare di mesi o rinviare all’inizio del 2025 il passaggio di consegne, e permettere nel frattempo alle imprese che vogliono investire di chiedere l’incentivo?
Si potrebbe, in ogni caso, selezionare le richieste affidandosi alla capacità di gestione maturata nelle otto strutture commissariali delle precedenti Zes, concedendo loro una ulteriore e più duratura proroga. Il campo di applicazione per la loro attività dovrebbe essere solo più vasto, fino a coprire l’intero Mezzogiorno.
In tal modo si darebbe vita a una sperimentazione di Zes unica, in attesa di quella definitiva e organica, da varare appena approntata la macchina amministrativa centrale e approvato il piano strategico. L’alternativa rischia di essere il blocco dei nuovi insediamenti nel Mezzogiorno. Una eventualità che, siamo certi, il Ministro Fitto farà di tutto per scongiurare!