I dati elaborati dalla Fondazione Edison ci dicono che l’Italia, dopo un inizio di secolo di gravi criticità economiche, ha innestato la quinta. Da 2015 al 2023 è la nazione Ocse che ha visto crescere maggiormente le esportazioni: del 48% addirittura. Ci segue a distanza (39%) il Canada, più dietro ci sono Usa (34%), Francia (28%) e Germania (27%). Staccatissimo, lo stato che succede nella graduatoria, il Giappone (15%).
Questo dato è confortante anche per il Mezzogiorno, considerando che, incredibilmente, questa macroarea in costante ritardo ha cominciato a cambiare volto sul fronte delle vendite all’estero, marciando a ritmi superiori al Centro-Nord l’anno scorso, con una Campania leader assoluta tra le regioni.
Ma, grazie al pacchetto di incentivi Industria 4.0, l’Italia è attualmente anche seconda nel G7 per investimenti tecnici in rapporto al Pil (7,1%, dietro solo all’8,2% del Giappone).
L’indicatore che contribuisce a far sperare anche in un graduale processo di coesione territoriale che avvicini il Sud al resto dell’Italia è, peraltro, quello del numero di persone stimate in condizioni di severa deprivazione materiale nei principali Paesi dell’Euroarea. Qui siamo di fronte a un piccolo miracolo. Nel 2015 in Italia, secondo fonti Istat ed Eurostat, erano 7386, poco più o poco meno del doppio di Germania, Spagna e Francia. Nel 2022 sono diventate 2613, meno degli altri tre stati, con la Germania che, per effetto della crisi, ne annovera quasi il doppio.
Innovazione e infrastrutture hanno contribuito e, soprattutto, possono contribuire, alla performance nazionale. Il Governo Meloni, sotto questo profilo, ha un asso nella manica: le tante risorse disponibili per investimenti in conto capitale e per incentivi alle imprese. Questa dote, tuttavia, potrebbe rivelarsi un boomerang se dovesse essere male gestita. Anche perché molti dei miliardi europei, in primis quelli stanziati col Pnrr, costituiscono un prestito, possono appesantire il debito pubblico. Solo facendoli fruttare a dovere, con incremento della base imponibile, ci sarà modo di restituire gli interessi e far decollare il Pil, trasformandoli in un carburante per consolidare la rinascita.
IL Mezzogiorno, in questo scenario, rappresenterà una sorta di cartina al tornasole. Più si punterà sull’area con le maggiori potenzialità di crescita, più aumenteranno le speranze per l’Italia di continuare a guidare il gruppo degli Stati Ocse con maggiore incremento di Pil: rispetto al periodo pre-covid siamo, infatti, secondi per crescita solo a Stati Uniti e Canada.