Siamo prossimi alle consultazioni per la costituzione di un nuovo Parlamento europeo, ma nel dibattito politico si parla quasi sempre di tutt’altro. Beghe tra le coalizioni e all’interno degli stessi schieramenti, contrasti personali, riforme della giustizia o dell’autonomia differenziata.
La cosa, come noto, non data da oggi: le europee sono state sempre viste dai nostri rappresentanti politici come un’occasione per una temporanea resa dei conti, un riequilibrio di posizioni e di poteri in vista di altre scadenze più decisive, come le elezioni nazionali. Ma, stavolta, la mancanza di attenzione verso questioni cruciali per il futuro del vecchio continente è davvero da irresponsabili.
Pensiamo alla guerra in Ucraina, alla necessità di strutturare una difesa europea a fronte della minaccia russa. Pensiamo ai futuri rapporti all’interno della Nato, che potrebbero conoscere uno stravolgimento, se alle presidenziali Usa di novembre dovesse vincere Trump. Pensiamo alla transizione digitale e, ancor più, ecologico energetica, per la quale sarebbe ora di dare vita strutturalmente a un debito comune europeo, con l’emissione di bond utili a rinvenire i finanziamenti necessari per accelerare le due grandi svolte. Pensiamo alla necessità di contrastare un certo radicalismo ideologico verde, che ha caratterizzato la politica della Commissione di Bruxelles negli ultimi anni e che mette a rischio imprese e posti di lavoro.
Per il Sud, in particolare, ma è un discorso che dovrebbe interessare all’intera nazione, c’è anche un altro aspetto che rende strategica la politica europea dei prossimi anni. L’inasprirsi delle relazioni con Putin ha messo a nudo la precarietà di certi assetti precedenti, per i quali, soprattutto in campo energetico, diversi Stati europei dipendevano eccessivamente dalle forniture del Cremlino. Un riposizionamento dell’Europa verso il Mediterraneo piuttosto che, come nella tradizione recente, verso l’Est, comporterebbe la creazione di opportunità di sviluppo rilevanti per il Mezzogiorno e la nazione. Cosa pensano e cosa intendono fare i nostri candidati europei su questi temi? Sono d’accordo, ad esempio, sull’esigenza di caldeggiare a Bruxelles, regolandosi conseguentemente in Italia, la prospettiva di un Mezzogiorno hub energetico, non solo per la Penisola ma per altre aree d’Europa?
Chi è favorevole? Chi storce il naso? Ci farebbe piacere ascoltarlo dai leader dei diversi schieramenti. Ma, a quanto pare, preferiscono i litigi ai dibattiti.