Molto confortanti i dati sull’occupazione. A marzo il tasso di occupazione è salito al 62,1%, un ulteriore record. L’Italia si avvicina così gradualmente alla media europea, che resta peraltro superiore di tredici punti. La tendenza è comunque positiva: gli occupati sono aumentati di ulteriori settantamila unità, toccando quota 23,8 milioni.
Leggendo i dati disaggregati, si capisce anche dove occorre incidere per continuare il trend virtuoso. Si può fare di più per il lavoro maschile, visto che il relativo tasso, 71,1%, è comunque inferiore a quello europeo di una decina di punti. Il margine da recuperare è peraltro più ampio per l’occupazione femminile, dove l’Italia non supera il 53%, a fronte del 70,2% della media europea.
L’incremento degli occupati a marzo nasce soprattutto nell’ambito del lavoro autonomo, con un saldo positivo di 55 mila unità, ma è stato apprezzabileanche tra i dipendenti (+ 15 mila). Tra questi ultimi, inoltre, la maggioranza dei nuovi arrivi concerne i contratti a tempo indeterminato, a dimostrazione che le imprese non offrono solo forme di maggiore flessibilità (da alcuni letta tout court come precarietà), ma puntano con determinazione anche sull’occupazione più duratura.
Restano in ogni caso da superare le criticità del lavoro giovanile e femminile, i cui tassi di disoccupazione sono elevati e nascono in primo luogo dal divario Nord-Sud.
Quando si indica nel Mezzogiorno la strada maestra su cui indirizzare le politiche di sviluppo della nazione, lo si fa anche per questa ragione. Lavoro e prodotto interno lordo possono far registrare un notevole passo in avanti, se si rende più attrattivo l’investimento nel Meridione.
Sotto questo profilo, un contributo rilevante potrebbe essere apportato dal recentissimo Decreto Coesione. L’esonero dal versamento dei contributi previdenziali per due anni, fino a un massimo di 500 euro mensili, nel Sud riguarderà anche gli over 35, se disoccupati da almeno ventiquattro mesi. Il bonus donne fino a 650 euro mensili in favore delle lavoratrici svantaggiate prevede condizioni di miglior favore per le residenti nel Mezzogiorno, C’è poi il bonus Zes, sempre di 650 euro mensili, per le assunzioni effettuate da datori di lavoro di aziende del Sud fino a 15 dipendenti.
Si tratta di misure importanti, anche se dovranno essere affiancate da altri interventi che il territorio meridionale attende con trepidazione. Dalla conferma della decontribuzione al pieno decollo degli interventi previsti dal Pnrr, che potranno ridurre strutturalmente il divario col resto dell’Italia.