“Gli eventi straordinari di questi ultimi anni, pandemia e guerre in primis, hanno influito molto sulla ricostruzione del post terremoto del Centro Italia. C’è stato un complessivo indebolimento delle strutture produttive oltre al fenomeno della bolla inflattiva che ha prodotto l’aumento dei costi delle materie prime e delle lavorazioni. Un terzo elemento che reso difficile la situazione è stato il superbonus 110% che ha impegnato tante imprese, attratte da questa opportunità.  Tutti eventi negativi che abbiamo gestito al meglio”.
Lo ha dichiarato Guido Castelli, senatore di Fratelli d’Italia e Commissario straordinario Ricostruzione sisma 2016, nel corso del Cnpr forum “Ricostruzione: istituzioni e professionisti in campo per la rinascita dei territori colpiti dal sisma” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca.
“Siamo intervenuti con ordinanze specifiche che consentissero l’integrazione finanziaria dei quadri economici approvati e nel 2023 c’è stato il cambio di passo con l’incremento del 73% delle liquidazioni fatte rispetto al 2021.  Il governo Meloni – ha aggiunto – ha voluto aggiungere il termine ‘riparazione’ a quello ‘ricostruzione’ per rilanciare economicamente il ‘cratere’ di 8mila km quadrati che ha subito ben quattro terremoti in cinque mesi. Abbiamo dato il via al finanziamento di centinaia di progetti d’impresa grazie al Fondo complementare NextAppennino di oltre 1 mld e 780 milioni di euro. Commercialisti ed esperti contabili stanno contribuendo alla gestione di questi sistemi macchinosi sostenendo le imprese e le famiglie in particolare nell’abbinamento tra il contributo sisma e bonus edilizi. Ricostruire non avrebbe senso in assenza di una strategia di rilancio che ha bisogno del supporto dei professionisti.
Sui ritardi si è espressa anche Irene Manzi (deputata del Partito democratico in Commissione Cultura a Montecitorio): “La ricostruzione del territorio interessato dai tragici eventi sismici del 2016 e del 2017 deve rappresentare un momento di grande ripensamento dello sviluppo di quella vasta area interna del Centro Italia che affrontava situazioni di difficoltà economica e logistica già prima dei terremoti. Un lavoro di collaborazione che deve coinvolgere il mondo professionale e quello produttivo con i quali è fondamentale avere un confronto. Ci sono stati eventi, come il conflitto tra Ucraina e Russia che dal 2022 coinvolge una parte dell’Europa, che hanno inciso sia sulle tempistiche di attuazione dei lavori che dovevano essere avviati, sia sui costi dei materiali che sono aumentati. Ci sono state delle misure significative che l’allora commissario alla ricostruzione, Giovanni Legnini, ha adottato rispetto al Covid, con specifici provvedimenti sia di semplificazione sia di ristoro e sostegno per i cantieri e i settori direttamente coinvolti. Ricordo anche un’ordinanza per la revisione del prezzario unico all’interno del cratere proprio per venire incontro a quelli che erano gli aumenti dei costi dei materiali che rischiavano di disallineare il prezzo originariamente preventivato”.
Per Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia: “Ogni questione che riguardi gli assetti geopolitici ha un’influenza diretta sulla nostra economia e quindi anche sulla ricostruzione in un territorio particolarmente complesso come quello del centro Italia. Sicuramente la guerra in Ucraina ha prodotto un innalzamento dei prezzi delle materie prime che ha avuto il suo impatto negativo determinante sulla ricostruzione post terremoto. Ne è seguito un rallentamento dei lavori e sono stati necessari degli aggiustamenti. Il sisma ha significato anche un momentaneo spopolamento di quelle zone che stiamo cercando di contrastare in tutti i modi. Da quel dramma è possibile far nascere un’opportunità di sviluppo per tante imprese ma anche per tanti professionisti che con il loro lavoro contribuiscono a mandare avanti la ricostruzione. Noi abbiamo un apparato legislativo – normativo molto impattante anche sull’andamento dei lavori pubblici; abbiamo varato il nuovo codice degli appalti nel tentativo di semplificare, razionalizzare e snellire le procedure che portano all’inizio di un cantiere. Non sempre ci si riesce, ma laddove c’è l’esigenza di andare veloci come nel caso della ricostruzione abbiamo il dovere di provarci”.
Critico Roberto Cataldi (M5s), segretario della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama: “La pandemia può aver bloccato i lavori per un paio d’anni ma noi stiamo parlando di un sisma che si è verificato nel 2016 e un altro paio di eventi sismici nel 2017. Quindi le ragioni dei ritardi sono altre. Per esempio non sono stati ancora sufficientemente adeguati i costi parametrici, quindi esistono delle quote di accollo per i proprietari che non sempre sono in grado di sostenere queste spose. Spesso la popolazione è composta da anziani che hanno una pensione che a malapena gli consente di ‘sbarcare il lunario’ quindi non possono permettersi di coprire i costi che non sono compresi nel contributo che dà lo Stato. Fino ad oggi si era cercato di rimediare e ridurre un po’ questa quota di accollo perché era possibile abbinare le due misure del sisma bonus e super bonus. Purtroppo per ragioni politiche il super bonus è stato colpito creando un problema anche per le aree sismiche. Poi il governo ha fatto un passo indietro, fissando una data, il 2025, assolutamente inadeguata. Serve certezza normativa, senza cambiare le regole di continuo. Ci vuole maggiore impegno da parte del governo anche nel rendere le cose più semplici”.
Nel corso dei lavori, moderati da Annamaria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Mario Chiappuella (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Massa Carrara): “E’ del tutto evidente che la ricostruzione post-sisma del Centro Italia ha subito diverse battute d’arresto in seguito alla pandemia del Covid, prima, e gli eventi geopolitici più recenti. Questi fattori hanno rallentato non poco i lavori, in un quadro come quello italiano che normalmente già sconta diversi ritardi legati alla burocrazia. La ricostruzione deve tuttavia rappresentare un volano per la crescita e lo sviluppo dell’intera area colpita dai terremoti del 2016 e 2017. Noi professionisti siamo pronti a fare la nostra parte per contribuire a questa ripresa”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili: “Spesso vengono messi in evidenza i ritardi della ricostruzione che segue un evento sismico che si è verificato nel 2016. Non c’è da stupirsi se pensiamo che è ancora incompleta la ricostruzione del Belice che, risale a 56 anni fa, per la quale stiamo ancora pagando una percentuale sulle accise della benzina come forma di contributo. Nel nostro Paese la reazione a eventi di questo genere è sempre stata lenta. Solo quando questi accadimenti sono intervenuti in aree dove gli enti territoriali hanno forte autonomia, come in Friuli, la ricostruzione è andata meglio. Speriamo che stavolta i tempi siano più contenuti e che questo Commissariato riesca a incidere molto di più che negli anni passati. L’Italia è il Paese dei commissariati straordinari, a prescindere da eventi eccezionali e inattesi. Ne sono oltre 200, a testimonianza che norme, procedure, regolamenti e apparati burocratici non sono in grado di dare risposte in tempi giusti e serve sempre un commissario straordinario che acceleri le procedure. Tuttavia, gli eventi drammatici portano sempre anche processi di crescita sui territori che li subiscono, ed è del tutto naturale che i professionisti diano un apporto importante a questi processi”.