NAPOLI – È innegabile che il turismo ha portato benefici economici alla nostra bella città e alle attività locali, ma dietro questo effetto oro colato cosa si nasconde? Il miracolo economico frutto del turismo giova davvero a tutti e a tutte le realtà del contesto cittadino? Le risposte più attendibili ci possono essere date solo da chi conosce il prima e il post boom turistico a Napoli, ossia le persone locali, soprattutto i giovani che sono il futuro della città stessa. Luca, giovane ricercatore data analyst dei quartieri spagnoli racconta “tra studio e lavoro sono stato tanti anni fuori e ritornato ho visto una città completamente rinnovata, in primis per il rincaro affitti e l’emergere di una serie di attività relative alla ristorazione e ai b&b che ha modificato in maniera pervasiva il contesto del mio quartiere e della città. Un’espansione turistica non adeguatamente regolamentata che in una città stretta come Napoli mina anche la sicurezza stessa delle persone nella circolazione creando un sovraffollamento nelle zone più visitate nei periodi di picco-spiega-ma per quanto mi riguarda il problema principale è che gli affitti a Napoli sono diventati inaccessibili. Porto l’esempio del centro storico dei cosiddetti vasci, nella mia ricerca di una casa la cosa più assurda che mi è capitata è un vascio di 25 Mq ai gradoni di Chiaia ,piano terra interno senza luce con muffa per cui mi hanno chiesto 600 euro più condominio e spese a parte. Case fatiscenti con l’aggiunta del problema del posto auto e di ritrovarti appena esci la calca di persone. Per un giovane è impossibile trovare casa a queste condizioni e a questi costi, motivo per cui al momento sono ritornato temporaneamente a vivere con i miei e con la prospettiva di trasferirmi a Torino che offre una condizione più vivibile”. “Avendo tenuto a Roma un osservatorio che esaminava l’andamento turistico a livello nazionale-continua Luca- e avendo collaborato a Napoli con Città della Scienza analizzando i dati sul turismo regionale posso dire che l’overtourism ,ovvero il deterioramento dei contesti urbani e della qualità di vita dei locali ad opera del sovraffollamento turistico si verifica in contesti che sono fortemente dipendenti dal turismo, una dipendenza che può rivelare la fragilità del contesto in un momento di crisi. Di fatto un territorio che basa la maggior parte del suo introito sul turismo è soggetto sia a gli eventi stagionali sia a gli effetti negativi che comportano eventi come il covid ,in poche parole se a Napoli si investisse principalmente sul turismo in situazione simili al covid si avrebbe un crollo economico perché non ci sarebbero altri sbocchi di salvataggio”. Il turismo non regolamentato e mal gestito crea disagi anche a Carmela e Rosa. Carmela, studentessa fuori sede che studia all’accademia di belle arti racconta: “zero possibilità nel trovare una casa, per una stanza doppia mi hanno chiesto 480 euro a posto letto in centro storico; la situazione è la stessa in zone anche meno centrali come Fuorigrotta: i prezzi non cambiano, alti e spesso con le utenze non comprese. La mia camera ha le utenze incluse, ma per me è deleterio vivere in un spazio di 9 mq ormai!”. “Poi questi b&b invasori non migliorano la situazione, o ospitano studenti per un breve periodo o se chiudono cercano studenti per occupare le case vuote a prezzi esorbitanti solo perché appena ristrutturati, uno di questi mi ha offerto tre stanze a piazza mercato a 1500 euro perché aveva messo il piano cottura a induzione, la situazione è diventata insostenibile per le famiglie degli studenti fuori sede che si indebitano per sostenere i propri figli!”. “In centro ci sono poche case sia in vendita sia in affitto perché molte persone stanno preferendo convertire le proprie case in attività quali b&b e case vacanze, che spesso non sono dichiarate, piuttosto che affittarle alle famiglie o alle giovani coppie con un contratto duraturo-dice Rosa ,giovane infermiera della sanità in cerca di una casa con il suo futuro sposo-ci sono molti annunci di fitto, ma per poco tempo massimo un anno. I prezzi ormai sono alti anche per le case in vendita da ristrutturare e conosco famiglie che abitano da generazioni nel mio quartiere che hanno subito un aumento o che addirittura a scadenza del contratto non gli è stato rinnovato, costringendoli a lasciare il posto dove sono nati e cresciuti”. Lo stesso pensiero lo condivide Giovanni, attore e scrittore che vive con la sua famiglia nella zona del porto “nel mio vicolo sono rimaste tre famiglie originarie del posto, il resto solo studenti e beb con tutte le “puteche” storiche ormai chiuse. Alcuni turisti vivono Napoli come il paese dei balocchi e le istituzioni stanno creando una città solo per il turista, dimenticando il residente! Una bella vetrina dove tutto deve sembrare diamante nascondendo però la sabbia sotto il tappetto!”. Un turismo di facciata, in cui la popolazione locale non viene più completata “tutte le attività commerciali come salumerie, botteghe artigianali che danno pane quotidiano si sono trasformate in sprizzerei, friggitorie o false attività vecchie che non hanno niente di antico-spiega Gaetano, giovane educatore residente a forcella che lavora con i contesti fragili della nostra città-tavolini davanti ai palazzi, depositi che sono diventati b&b, un quadro caotico in cui io non vedo una ricchezza del popolo. Gli introiti del turismo non li vedo investiti per il bene cittadino, a Forcella, in cui vivo e che sta avendo lo stesso cambiamento dei quartieri spagnoli, ci sono ancora i palazzi ingabbiati dai tubi innocenti mai rimossi dal terremoto dell’80 , un degrado che vedi appena svolti i vicoli di Spaccanapoli come la prostituzione esistente a cielo aperto”. “Un turismo contorto e organizzato male-conclude Gaetano- in cui non viene mostrata neanche tutta la bellezza artistica di Napoli; ci sono tanti posti, beni storici che non vengono minimamente calcolati come piazza marcato con le sue bellissime chiese e la tomba di Masaniello”. Un turismo che riproduce lo stereotipo di Pulcinella e mandolino che percorre lo stesso itinerario non valorizzando la storia millenaria di Napoli. Eppure ci sono realtà di Partenope che sfuggono all’overtourism preservando l’identità locale come nel rione sanità “la nostra identità è diventata uno specchietto per le allodole per attirare anche un turismo di bassa qualità per alcune realtà cittadine ,da dieci anni abbiamo la possibilità di orientare questo boom su altri binari e invece è stato mal gestito con anche l’apertura di attività gestite da persone che non hanno competenze nel settore turistico-spiega Francesco, giovane proprietario dell’antica cantina Sepe del rione Sanità-io nel mio piccolo, avendo un’attività da quattro generazioni, ho avuto la capacità e ho fatto la scelta di non vendermi a un turismo di massa che snatura la nostra identità, tanto è vero che davanti al mio locale ce una lavagnetta provocatoria in inglese che recita “prima di ordinarti uno spritz , guardati la nostra carta dei vini che stiamo qui da 100 anni”. Quindi un turismo che punta sulla qualità dei prodotti locali che non dimentica la popolazione locale “se stiamo qui da 100 anni è soprattutto grazie alle famiglie della sanità e ai degustatori dei vini locali-dice Francesco- le settimane scorse abbiamo ospitato il banchetto di Set Napoli-Campagna Resta Abitante che si occupa del diritto all’abitare, un momento di dialogo e riflessione che non è stato chiudiamo i b&b, ma cerchiamo soluzioni con le istituzioni per mirare a un turismo sano, rispettoso sia del residente che del turista”. La sanità si salva dal turismo di massa proprio perché sono presenti attività che vanno avanti da generazioni “radici profonde difficili da scalfire, Napoli non deve essere un brand, ma una città vivibile per i cittadini e poi anche turistica! ”conclude Francesco.