“L’art. 37, comma 11-bis del D.L. 223/2006 prevede che gli adempimenti fiscali e il versamento delle somme in scadenza dal 1° al 20 agosto di ogni anno possano essere effettuati entro il giorno 20 dello stesso mese. Questo differimento, sicuramente positivo, ha però pochi effetti sulle attività degli studi professionali, che invece dovrebbero essere “alleggerite” durante il mese di agosto, in modo da permettere ai professionisti e ai loro dipendenti di godersi un po’ di risposo. Pertanto, sarebbe auspicabile una modifica di questa norma, ormai datata, prevedendo non più il 20 agosto ma il 5 settembre”. Lo afferma Francesco Cataldi, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, che propone anche modifiche ad altri adempimenti: “L’invio del modello Intrastat potrebbe essere posticipato dal 25 agosto al 25 settembre, accorpando così le scadenze relative ai mesi di luglio e agosto. Questa proroga seguirebbe la stessa logica applicata alla proroga delle LIPE e offrirebbe un periodo più disteso per la gestione dell’adempimento. Inoltre, proponiamo per gli eventi che avvengono nel mese di agosto di far decorrere il termine di due giorni per la trasmissione della denuncia di infortunio dal 1° settembre anziché dalla data di ricezione del certificato medico. Questa sospensione dei termini nel periodo estivo eviterebbe che i datori di lavoro incorrano nella pesante sanzione per tardiva trasmissione (minima nella misura di 1.290 euro) qualora il professionista in pausa estiva non possa assisterlo nel termine così stringente di due soli giorni”.
Stefania Serina, delegata della commissione Semplificazioni fiscali Ungdcec, sottolinea: “L’art. 37 prevede sospensioni solo per alcuni atti e non per tutti quelli di cui si avverte la necessità. Occorre continuare a lavorare per ottenere un bilanciamento tra gli adempimenti fiscali e il diritto al riposo, riducendo al contempo il rischio di errori e tensioni che spesso si accumulano nel periodo pre e post-feriale. Bilanciamento fondamentale che va nella direzione della tutela di un buon equilibrio vita-lavoro tanto caro al 73 per cento dei giovani dottori commercialisti (secondo una indagine dalla Cassa) e che, quindi, contribuirebbe a rendere più attrattiva la nostra professione, ma anche al rapporto fisco-contribuente in quanto verrebbe garantito un periodo di ‘riposo’ fiscale”.