Gli ultimi elaborati Svimez confermano l’enorme divario che separa il Mezzogiorno dal Centro-Nord. Solo il 21,4% delle linee ferroviarie meridionali attualmente esistenti sono catalogate come fondamentali, rispetto al 53,5% del Centro-Nord. Il Sud ha appena l’11,2%delle reti tramviarie nazionali, non più del 13,5% delle metropolitane. Attualmente, l’Alta Velocità si ferma alla Campania, ignorando il resto del Meridione. Sono soltanto alcuni dei dati concernenti la rete dei trasporti, il principale dei fronti su cui occorre intervenire per ridurre il gap Nord-Sud. Ma si potrebbe continuare con sanità, istruzione, risorse idriche e altre funzioni essenziali per la qualità della vita e per la stessa competitività del sistema delle imprese. C’è uno strumento, il Piano nazionale per le ripresa e la resilienza, fatto apposta per ridurre i disagi del Sud e di altre aree in ritardo. È un orientamento che ci indica la stessa Unione Europea che, in tanto ha concesso all’Italia risorse di gran lunga più cospicue rispetto agli altri partner Ue, in quanto in nessun altro Stato c’erano indicatori economici così sfavorevoli come quelli riscontrati nel Mezzogiorno. Vi è da aggiungere, a tal riguardo, che la stessa riserva del 40% in favore del Mezzogiorno decisa dal precedente Governo Draghi risulta esigua, vista la sproporzione preesistente di infrastrutture e di servizi pubblici a vantaggio del Centro-Nord. L’auspicio è che il Governo Meloni, con la concretezza dimostrata in diverse circostanze, sappia imprimere in questi ultimi anni del Pnrr l’accelerazione necessaria per realizzare una serie di opere infrastrutturali nel Mezzogiorno, che consentirebbero almeno parzialmente di cogliere l’obiettivo. Non solo la pur fondamentale Napoli-Bari ad alta velocità, non solo per i trasporti e la mobilità, ma anche in diversi altri settori. È un traguardo possibile, a condizione che le Istituzioni tutte remino nella direzione giusta, quella del riscatto del Mezzogiorno, una linea di marcia di cui può avvantaggiarsi l’intera nazione. A dimostrare la bontà di una simile strategia sta lo stesso andamento positivo del Pil, delle esportazioni e dell’occupazione riscontrato nel Sud in questi ultimi anni. È bastato riattivare la spesa per gli investimenti per dare impulso all’intero sistema produttivo e attrarre perfino capitali esteri. Se si accelera la corsa del Pnrr, il Mezzogiorno può uscire dal guado in cui lo hanno costretto quasi centosettant’anni di storia unitaria.