Meeting Rimini: Enrico Letta: Per la prosperità di tutti i cittadini europei necessario integrare i settori telecom, energia, servizi finanziari, non soltanto per essere più competitivi, ma anche per la parola chiave di questi anni: sicurezza.

“Abbiamo bisogno di integrarci di più. In tutti i settori chiave,  nel mio Rapporto ( Much More than a Market: Speed, Security & Solidarity – Empowering the Single Market to Deliver a Sustainable Future and Prosperity for All EU Citizens presentato al Consiglio Europeo lo scorso aprile)

ne ho identificati tre, più uno. I tre più uno sono i tre grandi settori che quando il mercato unico è nato, sono stati tenuti fuori dall’integrazione: telecom, energia e mercati finanziari, più uno, la difesa. Sono settori nei quali oggi c’è un bisogno di maggiore integrazione per essere più efficienti, per creare posti di lavoro e per essere competitive a livello globale. Altrimenti, succederà come sta già succedendo nel campo delle telecomunicazioni, dove alla fine stiamo diventando semplicemente un terreno di conquista tra americani e cinesi. Questo è quello che sta capitando.” Così l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta nel suo intervento al Meeting di Rimini nel panel sul tema: “Mercato Unico, Euro, PNRR, quale sviluppo economico per l’Unione Europea.”
“Non possiamo pensare  – ha detto Letta – che il futuro dell’Europa è dover scegliere se essere una colonia americana o una colonia cinese. E dobbiamo capire che il mondo sta cambiando. Emblematica è la frase che Giorgio Vittadini ha avuto la cortesia di ripetere: l’Italia, ma la stessa cosa la si può dire sulla Francia, la Germania, i grandi Paesi erano grandi quando il mondo era piccolo, 40 anni fa, 50 anni fa.

“Le nostre generazioni – ha specificato il già Presidente  del Consiglio, Letta – hanno vissuto un fatto che storicamente è il più grande cambiamento della storia dell’umanità: l’avvento della Cina e l’avvento dell’India. Cioè un miliardo e mezzo e un altro miliardo e mezzo di persone che erano completamente fuori dalla storia e che stanno diventando come noi. E noi siamo solo 60 milioni. E questi 3 miliardi di persone improvvisamente sono entrate nella storia. Quando parliamo della Cina, questo ci fa capire che cosa vuol dire il cambiamento, pensate una sola cosa. Alle Olimpiadi ultime, Stati Uniti e Cina si sono battuti per chi arrivava per primo. Quaranta medaglie d’oro l’uno e 40 medaglie d’oro l’altro. È stata una lotta fino all’ultimo minuto. Gli Stati Uniti hanno sempre preso 40 medaglie d’oro, 35, 50. La Cina quando è nato il mercato unico prendeva cinque medaglie. In 30 anni, in 35 anni, la Cina è passata da essere il trentesimo nel medagliere, il ventesimo nel medagliere, a essere il numero uno, a giocarsi il posto di numero uno. Questo è il vero cambiamento. Il cambiamento non è dato solo dalla dimensione, ma anche dalla rapidità in cui tutto questo è avvenuto.”
“Questo – ha proseguito Enrico Letta – non è una cosa che non ci riguarda personalmente. Ogni giorno nella vita concreta difendiamo il made in Italy, difendiamo il made in Europe, però quando facciamo i conti con il nostro portafoglio, andiamo nel negozio con le cose cinesi sotto casa e compriamo a 0,50 centesimi i prodotti che competono con i nostri, sono più scarsi, però alla fine compriamo perché costano nulla, perché loro sono in grado di costruirli a nulla. E allora vengo rapidamente alle conclusioni, le proposte che ho messo nel rapporto sono di integrare i settori telecom, energia, servizi finanziari. Non soltanto per essere più competitivi, ma anche per la parola chiave di questi anni: sicurezza. La stiamo declinando tutti. Come possiamo essere sicuri se non siamo indipendenti energeticamente? Come possiamo essere sicuri se abbiamo un mercato finanziario debole? Come possiamo essere sicuri se non c’è connettività? Il mondo delle telecomunicazioni parlava europeo negli anni ’80 e ’90. Tutti i marchi  degli anni ’80 e ’90 erano tutti europei. Il GSM era europeo. Oggi il 5G è americano o cinese. Tutte le piattaforme sono tutte americane o cinesi.”
“Perché?” – si è domandato Enrico Letta, rispondendo: “perché siamo divisi in 27. Sapete qual è il numero medio di clienti, per via di questa frammentazione, di un operatore americano di telecomunicazioni, di un operatore cinese, di un operatore europeo? 460 milioni è il numero medio di clienti di un operatore cinese, 107 milioni il numero medio di clienti di un operatore americano e il numero medio di clienti di un operatore europeo 5 milioni. Come potete immaginare che un operatore europeo abbia i soldi da investire sull’intelligenza artificiale applicata alle telecomunicazioni? È ovvio che lo faranno americani e cinesi, per via della frammentazione. Noi dobbiamo mettere la bandiera europea in questi settori, non per un’ideologia, ma per una convenienza. Avere la bandiera europea in quei settori e non avere il nazionalismo in quei settori è fondamentale e conveniente. E quindi il primo punto del mio rapporto è proprio questo: in questi tre settori dobbiamo unirci, così come dobbiamo unirci in materia di difesa. Se non lo facciamo, non saremo in grado, per esempio, di trasformare tutti i soldi che investiamo nella difesa in progetti che diano posto di lavoro a noi europei, in progetti che facciano sì che il made in Europe sia più vincente e che non andiamo a finire in Turchia o in Corea del Sud o negli Stati Uniti.”“So essere un tema al meeting sempre importante e in quest’anno particolare importanza.” – ha detto infine il già Presidente del Consiglio Enrico Letta, domandando in merito alla sostenibilità:  “Qual è, quale sarà la questione più importante per la prossima Commissione Europea?  La questione più importante da gestire per i prossimi cinque anni?” “La questione più importante, secondo me, – ha risposto Enrico Letta – sarà questa: dare risposta alla seguente domanda: come reperire i 500 miliardi di euro l’anno che servono per finanziare la transizione verde, giusta e digitale? Perché i prossimi 10 anni la transizione la faremo. Noi dobbiamo fare la transizione perché i nostri figli ce lo impongono, la salute del nostro pianeta ce lo impone.”