Nel primo trimestre del 2024 le esportazioni italiane, per la prima volta a memoria di serie storiche, sono state pari in valore a quelle del Giappone: 168 miliardi di dollari. Si è trattato probabilmente di un episodio, almeno per quest’anno, visto che il Giappone nel periodo indicato ha dovuto scontare il deprezzamento dello yen nei riguardi del dollaro Usa. Le elaborazioni della Fondazione Edison e del suo direttore e vicepresidente Marco Fortis ci consentono, tuttavia, di affermare con certezza che la linea di tendenza è in ogni caso quella di un possibile sorpasso. Se continua così, l’Italia strapperà al Giappone il quarto posto nella classifica delle nazioni che esportano, dietro Cina, Stati Uniti e Germania.

Dal 2014 al 2023, infatti, l’export italiano è cresciuto del 53%, a fronte del 38% giapponese. L’Italia è prima assoluta per incremento tra i membri del G7. L’anno scorso ha chiuso con un totale di 677 miliardi di dollari, poco più di 613 miliardi e mezzo di euro. Il Giappone ha totalizzato 720 miliardi di dollari, ma il distacco si è drasticamente ridotto nel decennio indicato. Bisogna dunque continuare così e il sorpasso prima o poi si concretizzerà.

Il Mezzogiorno d’Italia partecipa a questa corsa ancora in una veste dimessa. Di quei 613 miliardi e mezzo di vendite all’estero italiane nel 2023 soltanto 68,3 sono imputabili al Sud, l’11,15. Poco, molto poco per un’area che rappresenta circa un terzo della Penisola. Ma anche nel Meridione qualcosa di straordinario sta avvenendo. Se l’Italia è cresciuta del 53%, il Sud dell’export ha fatto registrare, tra il 2014 e il 2023, una performance di +68%. Si tratta di un dato molto significativo, proprio per la lunghezza del periodo considerato. 

A rendere ancora più strabiliante il primato del Sud (se fosse una nazione a sé, sarebbe la prima del G7) stanno le condizioni in cui hanno operato le imprese. Pensiamo solo alla rete ferroviaria, con l’alta velocità che non va oltre Salerno, ai deficit infrastrutturali di ogni tipo che penalizzato l’attività economica e che solo ora, col Pnrr, si sta cercando finalmente di ridurre.

Il primato delle imprese del Sud non è solo motivo di orgoglio per chi lavora a ogni livello nel Mezzogiorno. È la dimostrazione che il gap col resto della nazione si può colmare in tempi ragionevolmente brevi. Basta assicurare al Mezzogiorno parità di condizioni operative. Cosa che non è stata fatta in questi primi centosessantaquattro anni che intercorrono dall’impresa dei Mille.  Mai dire mai.