Napoli, mercoledì 9 ottobre 2024 – Chi ne soffre è destinato alla cecità o a una semi cecità che comunque compromette la qualità della vita. Chi soffre di maculopatia non può leggere, non può guidare, non può scrivere, laddove non vede ha una vista sfocata e distorta. I primi campanelli d’allarme di questa malattia che colpisce la parte centrale della retina sono così sottili che spesso vengono sottovalutati, inducendo a rimandare la visita dallo specialista. Poi la vista peggiora progressivamente e quando finalmente si decide di chiedere aiuto, molto spesso ci si imbatte con i lungi tempi di attesa del Servizio Sanitario pubblico che rischiano di ritardare e compromettere il percorso di cura. Per questo in Campania, dove si stima vivano oltre 11mila persone con maculopatia, la Divisione di Oculistica del Cardarelli‎ ha creato vere e proprie corsie preferenziali per i pazienti con maculopatia in modo da garantire tempestività per le visite di controllo e la somministrazione dei trattamenti. L’importanza di una diagnosi e di una presa in carico precoce sono alcuni dei temi al centro dell’iniziativa “Vista sulla prevenzione: insieme per conoscere e prevenire le maculopatie”, una campagna di sensibilizzazione organizzata dall’APMO in collaborazione con l’Ospedale Cardarelli presentata questa mattina a Napoli, presso l’Aula Mediterraneo nel Padiglione H. L’iniziativa, sostenuta con il contributo non condizionante di Roche, è patrocinata dalla Regione Campania, dall’Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO) e dalla Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO). Incontro a cui non partecipano soltanto gli specialisti, ma anche i pazienti e i loro familiari.

“Il nostro obiettivo è quello di creare un momento di incontro e confronto tra specialisti, pazienti, caregiver e istituzioni per aumentare la consapevolezza di prevenire e intervenire precocemente contro le maculopatie – spiega Michele Allamprese, Direttore Esecutivo Associazione Pazienti Malattie Oculari (APMO) -. Perché sappiamo bene che per prendersi cura di un paziente con maculopatia c’è la necessità di coinvolgere diverse figure mediche e non: dall’oculista al diabetologo, dallo psicologo fino al caregiver, fondamentale punto di riferimento per il paziente, e alle istituzioni chiamate in causa per semplificare l’accesso alle cure”.

Le maculopatie sono patologie che interessano la parte centrale della retina, detta appunto macula, e che colpiscono ogni anno 63mila persone solo in Italia. “Coloro che ne soffrono presentano una visione centrale sfocata e distorta che, progredendo, può compromettere la qualità della vita ostacolando lo svolgimento anche di semplici attività quotidiane – spiega Pasquale De Rosa, Direttore del reparto Oculistica del Cardarelli-. La forma più comune di maculopatia è sicuramente quella senile, legata all’invecchiamento, che si può presentare in forma secca o umida: nel primo caso si formano sulla retina degli accumuli di scorie cellulari che possono riassorbirsi o calcificare; nel secondo caso, invece, si formano in maniera anomala dei nuovi vasi sotto la retina che ne causano il danneggiamento. A queste vanno aggiunte la maculopatia miopica e quella diabetica, quest’ultima molto diffusa in Campania per via dell’alto numero di pazienti diabetici, e altre forme di maculopatia meno diffuse”. 

La diagnosi della maculopatia avviene durante una normale visita oculistica, nel corso della quale il medico cerca di individuare il tipo di maculopatia do cui il paziente è affetto e il grado di gravità della malattia. “Il primo esame al quale il paziente viene sottoposto è il test di Amsler, che si effettua tramite l’utilizzo di una griglia quadrettata con un punto al centro: se il punto appare distorto o si percepiscono delle interruzioni alle righe, vi è un problema alla macula – continua Vincenzo De Angelis, direttore UOSD Maculopatia e Patologia Vitreo-Retinica-. A questo test seguono, quindi, degli esami più approfonditi e specifici, come l’OCT (tomografia ottica a luce coerente), o l’angiografia retinica (fluorangiografia) e coroideale (angiografia con verde di indocianina). Se gli esami diagnostici confermano la presenza di maculopatia, le terapie a cui si può ricorrere per il trattamento della patologia sono iniezioni intravitreali di farmaci anti-VEFG che bloccano il proliferare dei vasi sanguigni anomali; la fotocoagulazione con Argon Laser, che in caso di maculopatia umida consiste nella chiusura dei vasi anomali tramite laser”. 

I trattamenti oggi disponibili sono tanto efficaci quanto prima si riesce a intervenire. “La consapevolezza della diffusione delle maculopatie in Campania e dell’importanza di intervenire tempestivamente è il motivo per cui abbiamo deciso di semplificare l’accesso dei pazienti ai nostri ambulatori di oculistica – conclude Antonio D’Amore, direttore generale del Cardarelli-. La Divisione di Oculistica è un fiore all’occhiello del nostro ospedale, non solo per la preparazione e l’esperienza di tutto il personale sanitario, ma anche per l’eccezionale sensibilità verso le problematiche dei pazienti e delle loro famiglie”.

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“Ero quasi diventato cieco, ho riacquistato la vista grazie a delle iniezioni nell’occhio”

Storia di Giuseppe  Sondelli, regista di 76 anni, ogni tre mesi si sottopone a cure particolari presso il reparto di oculistica del Cardarelli.

Napoli, 9 ottobre 2024

<La notte è scesa nella mia vita all’improvviso. Un giorno vedevo, il giorno dopo era buio pesto>. Perdere la vista è un dramma per chiunque, se poi di professione fai il regista colui che segue, principalmente, anche le costruzioni sceniche attraverso le atmosfere luminose, allora è davvero complicato immaginare di poter continuare una vita normale. Così è stato per Pino Sondelli, 76 anni di cui 54 passati tra luci, colori e macchine da presa.

La luce nella sua vita si spegne un giorno di 7 anni fa. <Stavo in classe, oltre a girare film, insegno cinematografia e recitazione all’ ABAN, Accademia Belle Arti di Nola quando mi accorgo di non vedere più nulla. La diagnosi delle prime visite non lascia scampo: sono affetto da maculopatia. Non vedrò più? Il primo pensiero è quello di lasciare la scuola, vado dal Rettore Peppe Capasso e gli consegno le mie dimissioni. Ma il giorno dopo, a sorpresa, mi telefona, dicendomi che i miei ragazzi si sono offerti di venirmi a prendere e riportare a casa. Se non accetto minacciano di lasciare la scuola. Ritorno in classe, ma la solidarietà non si ferma qui. Il caso vuole che un dottore oculista, il dottor Ciaramella, abiti a duecento metri da casa mia,  dopo la visita mi dice dell’importanza di una cura da seguire  subito. Dopo pochissimo tempo, grazie all’interesse di tanti che sono venuti a conoscenza della mia nuova condizione, vengo a sapere che all’ospedale Cardarelli, c’è un medico, si chiama Vincenzo De Angelis, mi dicono che fa miracoli>.

E in breve tempo, il miracolo avviene. Sondelli riacquista la vista grazie a delle iniezioni nell’occhio. <All’inizio facevo queste punture ogni 3 mesi, ora ogni 6/7 mesi. All’inizio entravo in sala operatoria spaventato. Ora ci vado tranquillo, la puntura non fa male, è solo fastidiosa. Dopo ogni puntura mi vengono iniettate delle gocce negli occhi e per 24 ore devo portare una benda. Poi, riprendo la vita di sempre>. 

Il regista e docente di cinema, vive a Napoli, ha tre figli di cui uno, Davide Sondelli, lavora  anche lui nel cinema come direttore di fotografia.  Sondelli parla dei tanti premi ricevuti durante la sua carriera professionale, premi anche internazionali, ma tiene molto per il film sociale, “Dentro il silenzio”, film sul tema della sordità infantile realizzato per conto dell’ospedale Santobono.  Un film visto e apprezzato anche alla Camera dei Deputati. 

< Io non sarò mai abbastanza riconoscente per quello che la sanità campana e in particolare dell’oculistica del Cardarelli per quello che hanno fatto e non solo per me, ma per quello che fanno, in modo molto professionale e anche ammirevolmente, per i tanti paziente che come me lottano per mantenere sempre viva la luce nei  propri  occhi. Ero distrutto moralmente e mi hanno ridato vista alla vita>.