Alessio Sica – Frequenta lo studio della “Evolution Management” di Londra dell’attore Loftus Burton nel 2004, prendendo parte a varie produzioni come figurazione speciale presso la Royal Opera House di Londra. Studia alla Central School of Speech & Drama (introduction to acting) prima e alla New York Film Academy poi conseguendo il diploma di “one year acting for film” e prendendo parte a vari laboratori con l’insegnante della tecnica Meisner James Price. Nel 2007-2008 studia al Cantiere Teatrale di Tiziana Cruciani a Roma. Nel 2008 crea insieme alla Theatron di Salerno la compagnia teatrale “The Frogs” con la quale mette in scena una dozzina di spettacoli in lingua inglese per le scuole. Nel 2012 insieme ad Arturo Muselli e a Ludovica Rambelli crea la “The Hats theatre company” portando in giro l’Amleto di Shakespeare in lingua originale rivisitato per essere comprensibile anche a un pubblico non anglofono. Ha collaborato a vari spettacoli teatrali con i registi: Luisa Guarro, Bruno Garofalo, Alexander Nordstrom, Cristina Donadio, Michele Mangini e Luciano Melchionna. Dal 2022 è nella compagnia Ludovica Rambelli Teatro con la regia di Dora De Maio che mette in scena i Tableaux Vivants di Caravaggio con una media annua di circa quaranta spettacoli sia in Italia che all’estero. Lavora stabilmente con l’associazione culturale Nartea e La Casa di Bradamante per le visite teatralizzate, ed è impegnato con la rassegna teatrale estiva del Pozzo e il Pendolo di Annamaria Russo. A Napoli ha preso parte a vari laboratori teatrali tra cui quelli di Coffee Brecht, di Davide Iodice, dell’attore Jos Houben e a varie masterclass a Roma tra cui quella con il regista Simone Godano e la casting Sara Casani. Al cinema ha preso parte ad alcuni progetti internazionali tra cui Book Club 2, Those About To Die e Your Christmas Or Mine 2. Uscirà nel 2025 come protagonista di puntata per Mina Settembre 3 e ha partecipato a varie fiction italiane in passato tra cui Un Posto Al Sole, Capri 3 e Diversi Come Due Gocce D’Acqua. E’ docente di recitazione  dal 2018 presso la Scuola Di Cinema di Napoli di Roberta Inarta.

Quando ha scoperto l’ amore per il teatro e il cinema?
 
<< Ultimamente sono riaffiorati ricordi bellissimi di bambino. Ricordo una recita scolastica organizzata al teatro dell’Edenlandia. Avevo circa 9 anni. Un riadattamento de “La storia infinita”. Io facevo il drago. Ricordo chiaramente l’odore del legno del teatro, le luci dei camerini, l’emozione dei compagni. Sicuramente quell’esperienza deve aver avviato qualcosa dentro. La decisione però fu presa a 21 anni mentre giravo la California con lo zaino sulle spalle girovagando di ostello in ostello >>
 
C’è stato un momento o un’esperienza particolare che ha acceso in lei questa passione?
 
<< Come dicevo, il viaggio in California fu molto significativo. Per me fu la fuga. Il sogno. La libertà totale respirata a pieni polmoni, lontano da casa e da tutto, negli anni in cui non esistevano ancora i social, mi diede la possibilità di scegliere davvero il mio futuro e finalmente di sganciarmi dal disegno preciso che i miei genitori avevano già tracciato per me. Ma in realtà lì si accese solo la scintilla. Perché le polveri potessero esplodere ci sarebbero voluti molti anni ancora >>
 
Quali sono stati i momenti più significativi della sua formazione artistica?
 
<< Per me sono il piccolo studiolo di Loftus Burton a Londra su Brick Lane, dove mi  chiudevo e passavo interi weekend invece di uscire come tutti i ragazzi di vent’anni. La classe di Meisner con James Price a New York , l’incontro con Ludovica Rambelli. La prima a credere veramente in me, anni dopo in Italia >>
 
Lei lavora sia nel teatro che nel cinema: quali sono le principali differenze che ha riscontrato tra i due mondi e quale tra essi la affascina di più e perché?
 
<<Adoro entrambi allo stesso modo. Trovo entrambi i linguaggi estremamente interessanti e adoro cimentarmi sia con l’uno  che con l’altro. Nel cinema se sei in una giornata “no” hai sempre modo di riprenderti nelle scene successive. A teatro se la performance non va e da dentro te ne accorgi e provi a risollevare, non sempre ci riesci, perché spesso è un lavoro corale e non dipende interamente da te >>
 
Qual è stato il suo primo ruolo importante e come ha vissuto quell’esperienza?
 
<< Sicuramente il ruolo di Amleto, in “Wrong play my lord” fu bellissimo. La sinergia tra me Arturo Muselli e Ludovica Rambelli era qualcosa di veramente forte. L’arrivo poi di Margherita Romeo aggiunse colore e musicalità alle nostre note. Wrong play my lord e il ruolo di Amleto hanno significato tanto per me. Fiducia sicuramente. Tanta fiducia nelle mie possibilità. E credere in sé stessi è già tantissimo, perché noi tutti attori siamo persone profondamente insicure a monte >>
 
Tra i personaggi interpretati fino ad oggi c’è uno in particolare che sente più vicino a lei, o che ha rappresentato una sfida maggiore?
 
<< Uno dei grandi doni che ci è dato nel fare questo mestiere è la ricerca continua di sfaccettature e di colori dei personaggi da rappresentare che risuonano in noi. Per me più che mai, dato che spesso curo così il mio profondo “mal di vita”. Trovando sfogo nelle loro pene, nelle loro ambizioni, nelle loro gioie. In Amleto ho trovato molto della mia adolescenza e mi ha aiutato a tirare fuori tantissimi fantasmi del passato. Quest’anno ho avuto modo di cimentarmi con ben tre personaggi diversissimi l’uno dall’altro. Don José della Carmen con la sua gelosia e possessività che finiscono nel femminicidio. Masaniello, il pescatore del ‘600 che riuscì a tenere in mano l’intero popolo napoletano e guidarlo contro il viceré e la nobiltà partenopea, e Curzio Malaparte in “signuri signuri” di moscato diretto dalla Donadio. Sicuramente Masaniello è stato il più complesso dato che il mondo popolano napoletano non mi è troppo familiare. Sicuramente quest’ultimo è stata una delle sfide maggiori per me.>>
 
Come vede il futuro del cinema e del teatro in Italia?
 
<< Sono purtroppo due settori profondamente in crisi perché storicamente non c’è più interesse ad andare a teatro né al cinema. Sono due settori dunque che hanno tanto bisogno di fondi pubblici e di leggi che incoraggino gli investimenti.
Per quanto riguarda il teatro, il discorso è legato anche all’effetto terapeutico ed educativo. In questo senso si sono fatti molti passi avanti, includendo il teatro in tanti progetti scolastici e di formazione. Discorso diverso andrebbe fatto per i sussidi ai teatri, sempre troppo settari. Se si volesse davvero risollevare il settore per me gli investimenti andrebbero dati ai giovani e alle compagnie meno conosciute . Questo permetterebbe a tante piccole realtà di crescere, aiutando quelli che veramente ne hanno bisogno, e dando al sistema un contributo anche in termini di originalità e varietà di genere. Per il cinema, attualmente il governo non sta facendo tanto, anzi so che sono stati abbassati i sussidi o in certi casi allocati solo a chi non ne ha veramente bisogno. Inoltre la tax credit per il cinema andrebbe sostenuta e implementata. I film festival dei giovani come per esempio il Giffoni, sostenuti e finanziati sempre più se si vuole mantenere l’ottimo livello raggiunto dagli ultimi nostri registi come Martone, Sorrentino e Garrone >>
 
Guardando al futuro, ci sono progetti o ruoli che sogna di realizzare? Quali sono i suoi prossimi obiettivi professionali?
 
<< Sto per iniziare un lavoro molto impegnativo e appassionante con Luciano Melchionna sul Conte di Montecristo presso Le Officine San Carlo, ma non posso dire troppo. Spero però che questo sia la coronazione di un anno già ottimo così >>
 
Ci saluta con un suo motto?
 
<< Chiudo con una frase di Chaplin alla figlia Geraldine: “Nonostante tutto, non perdere mai di vista chi sei” >>