Al Suor Orsola il manager Francesco Perillo in cattedra per insegnare “Persone, macchine e organizzazione nella trasformazione digitale”
Persone, macchine e organizzazione nella trasformazione digitale. Uno degli insegnamenti più innovativi dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli si occupa delle nuove frontiere della formazione, della selezione e della gestione delle risorse umane al tempo dell’intelligenza artificiale. In cattedra c’è il manager Francesco Donato Perillo, già direttore del personale di alcune delle principali aziende italiane, dall’Alenia a Finmeccanica, e da quasi vent’anni docente al Suor Orsola di Gestione e formazione delle risorse umane. Il nuovo insegnamento su “Persone, macchine e organizzazione nella trasformazione digitale” è inserito sia all’interno del Corso di laurea in Economia aziendale e Green economy sia nel Corso di laurea in Scienze e tecniche di psicologia cognitiva e ha ispirato l’ultimo volume di Francesco Perillo “Algocrazia. L’intelligenza artificiale è la fine del management?” che si presenterà nella Biblioteca Pagliara dell’Ateneo napoletano martedì 22 ottobre alle ore 17. Alla presentazione, introdotta dal Rettore, Lucio d’Alessandro, prenderanno parte, insieme con l’autore, Maria D’Ambrosio, professore di Pedagogia sociale al Suor Orsola, Lucilla Gatt, direttore del Centro di Ricerca in Diritto Privato Europeo, Giovanni Lombardi, amministratore delegato di Tecno Group, Domenico Salvatore, presidente del Corso di laurea magistrale in Economia, management e sostenibilità e Carlo Sansone, vicepresidente della Fondazione FAIR. “Progettare il cambiamento è la missione che ogni manager, ma soprattutto la direzione Risorse Umane, è chiamata oggi a svolgere e con urgenza”. Così Francesco Perillo presenta i temi del suo libro e del suo nuovo corso al Suor Orsola. “Con la trasformazione digitale – sottolinea Perillo – sono saltati i tradizionali schemi gestionali e gli stessi princìpi organizzativi che hanno governato le aziende e il lavoro. Lo scenario che ci si spalanca davanti è quello di un Digital worker, un uomo-macchina, inabile a lavorare senza l’interazione con la macchina-uomo, con un computer dotato di intelligenza artificiale. Si tratta, però, per fortuna di un destino che non è già scritto, ma è unicamente legato alla scelta esclusivamente umana ed etica di bilanciare l’algoritmo con l’androritmo”.