I dati provvisori dell’Istat segnalano che a giugno 2024, rispetto al mese precedente, l’incremento dell’occupazione è stato di circa 25 mila unità. Il dato forse ancora più significativo sta nel fatto che la crescita dell’occupazione riguarda i lavoratori dipendenti permanenti (+39 mila) e i lavoratori indipendenti (+44 mila), mentre al contrario calano quelli a termine (-58 mila). In altri termini, vi è un consolidamento del lavoro duraturo e di quello autonomo, mentre si riduce la fascia di quello oggettivamente più precario, senza garanzie di continuità. Un segnale che va confermato nel tempo, anche in considerazione che a maggio l’occupazione aveva fatto registrare una frenata. È tuttavia innegabile come il dato di giugno sia in linea con un trend abbastanza costante nel tempo, considerando che, su base annua, l’aumento è stato di 337 mila unità, anche qui per effetto di un saldo di tendenze contrapposte: +465 mila permanenti, +121 mila indipendenti, -269 mila a termine. Tra le note negative, non trascurabile è l’andamento decrescente dell’occupazione femminile. Il relativo tasso di occupazione, 53,3%, pone l’Italia in coda nelle graduatorie europee. Lo stesso tasso di occupazione generale, pur cresciuto al 62,2%, resta lontano dalla media Ue. Occorre protrarre il buon andamento recente per l’occupazione, con politiche che sviluppino fortemente l’economia soprattutto dove i tassi restano molto bassi, ovvero nel Mezzogiorno. In attesa di conoscere l’esito delle rilevazioni Istat di giugno anche in termini di dati disaggregati per territorio, dobbiamo ricordare come nell’ultimo periodo vi siano stati indicatori confortanti per il Meridione. Nel primo trimestre 2024, nel Mezzogiorno l’aumento del tasso di occupazione è risultato più marcato (+1,3 punti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), sia del Centro Italia (+0,9 punti) sia del Nord (+0,6 punti). La stessa diminuzione del tasso di disoccupazione è stata maggiore (-1,2 punti in confronto a -0,3 punti nel Nord e -0,2 punti nel Centro). Tra i diversi elementi positivi dell’ultima rilevazione Istat, come giustamente sottolineato dal Ministro del Lavoro Marina Calderone, c’è la diminuzione degli inattivi, vale a dire di coloro che neppure si presentano sul mercato del lavoro ufficiale. Vuol dire che c’è più fiducia di trovare un’occupazione, evidentemente perché aumentano le opportunità. Una condizione che, si spera, possa diventare sempre più estesa laddove c’è bisogno maggiore di lavoro, ovvero nel Sud della Penisola.