Il presidente del Centro Studi Internazionali (Csi), Andrea Margelletti, è stato chiaro: «Credo che non dovremmo preoccuparci, dovremmo essere terrorizzati. Penso sia molto più pericoloso continuare a immaginare che tutto andrà bene e tutto si risolverà pensando che abbiamo vissuto in un mondo che ci piaceva e continuerà a essere tale invece di renderci conto della situazione internazionale. Tra pochi giorni truppe di un altro continente, non di un altro Paese, ma di un altro continente combatteranno in Europa, mi riferisco ai nordcoreani in Ucraina. Se questo non è un motivo per essere terrorizzati da un allargamento del conflitto, non saprei proprio che cosa pensare. Ho la sensazione che molti in Europa continuino a pensare di ballare mentre l’orchestra suona, quando invece il Titanic affonda». Queste le dichiarazioni di Margelletti al Quotidiano LA Stampa che hanno fatto riflette molti, tra i facinorosi di Putin e quelli che vorrebbero una Ucraina libera e democratica. Un fatto è certo, se ci si aspettava una escalation, questo è sicuramente il primo step verso una guerra che se non mondiale ma almeno avrà la caratteristica dell’intercontinentalità. E’ insulso, oggi, come fa qualche quotidiano sinistroide, schierarsi per la pace ma agire da “pacifinti”: il problema pace in Ucraina non esiste, almeno non esiste nelle condizioni attuali. Invece c’è ancora, e non solo in Italia, chi sogna l’appecoramento dell’Europa alla grande madre Russia. Come dire: siamo stati drogati dal gas siberiano e dai soldi degli oligarchi russi che venivano a spendere in Italia, perchè adesso dovremmo combattere chi ci ha arricchiti? Ma forse perché chi ci ha drogati lo ha fatto per poter poi raggiungere incolume il 2022? Chissà, forse è andata proprio così se consideriamo ciò che è accaduto all’invasione illegale della Crimea da parte della Russia nel 2014. Ad oggi, come possiamo facilmente notare, non bastano gli sforzi militari ed economici dell’Occidente e della NATO a difendere l’Ucraina. Non bastano per un motivo molto semplice: la Russia non è affatto isolata come si voleva, e continua regolarmente a ricevere rifornimenti dai cosiddetti Paesi canaglia. Rifornimenti che, a tutt’oggi, rimpiazzano le perdite in pochissimi giorni. Oggi addirittura si sente parlare di soldati nord coreani che vanno a combattere in Russia contro l’Ucraina. Quindi adesso anche gli uomini e non solo i mezzi vengo rimpiazzati dagli amici di Putin. Eppure sembrava che non ne avesse più, o almeno non ne avesse di apertamente tali. Ricordate il generale Mark Alexander Milley? ricordate cosa sosteneva nell’ultimo periodo di comando supremo USA prima di lasciare l’incarico? Quando uscì troppo di quello che sosteneva in merito al ruolo della Nato e alle regole di ingaggio dei Paesi, allora al Pentagono si ricordarono che era da ‘retirement’ e così fu. Dopo Milley anche il presidente francese Macron iniziò a definire una strategia di questo tipo con l’idea di inviare truppe. Idea apocalittica all’epoca, ma molto più realistica oggi visto che anche la Russia ha osato sfidare le cosiddette linee rosse che, in realtà, non sono mai esistite. Secondo molti, e anche ben informati, l’unico modo per porre fine a questa guerra nel cuore dell’Europa è l’intervento diretto della NATO, ma non a salvaguardia di un Paese dell’alleanza mediante l’art.5, ma in qualità di martello pneumatico come fu per la Germania di Hitler. Ma stiamo parlando di potenze nucleari, urleranno i soliti beceri che dalla storia non hanno imparato nulla. Il mondo non è finito con Hitler, e non finirà neppure con Putin.