Secondo Eurostat,  la Calabria, la Campania e la Sicilia sono tra le regioni d’Europa con il più alto tasso di persone a rischio povertà o esclusione sociale. La Calabria, con il 48,6%, è seconda soltanto al territorio d’oltremare della Guyana francese. Ma anche la Campania (44,4%) e la Sicilia (41,4%) se la passano male. Le tre regioni del Mezzogiorno fanno parte del gruppo delle aree a maggiore disagio sociale, i 19 territori europei che segnano una percentuale superiore al 35%. Nel gruppo delle 10 aree migliori, con una percentuale inferiore al 10%, per l’Italia figurano Emilia-Romagna (7,4%) e Provincia autonoma di Bolzano (5,8%). Il Sud, non solo le tre regioni indicate, continua a fare registrare condizioni peggiori di quelle di altre aree del Paese. Lo dicono anche altri parametri. La Campania, ad esempio, ha un tasso di occupazione che, al 2023, resta nettamente sotto quota 50% (per la precisione, è del 48,4%). Campania e la Puglia fanno riscontrare un divario occupazionale di genere imbarazzante, per entrambe di ben 29,5 punti percentuali.  Questi e altri dati ci dicono che, malgrado gli indicatori positivi espressi nell’ultimo periodo, la strada del riscatto del Mezzogiorno è ancora molto lunga. Viaggiare a ritmi di crescita del pil, dell’occupazione e delle esportazioni superiori alla media del Paese e di tante altre aree d’Europa non significherà molto, se la tendenza non si dovesse confermare per diversi anni, magari con distacchi ancora maggiori. Secondo alcuni osservatori, questo fenomeno è possibile, anche se occorrerà fare affidamento su un calo delle attuali tensioni internazionali. C’è chi scommette nei fatti sul Meridione, come STMicroelectronics, che realizzerà a Catania un investimento da 5 miliardi per realizzare un nuovo impianto per un totale di circa duemila nuovi occupati. Con la Zona economica speciale unica vi sono le premesse per il decollo di tante iniziative industriali che dovrebbero espandere il tessuto economico e manifatturiero del Sud. La politica può e deve dare un contributo decisivo perché il Sud marci a ritmi da boom economico, ponendo le premesse per una forte crescita del Pil nazionale, per la riduzione del debito pubblico e dei vincoli a ulteriori investimenti che ne derivano.