Lebanese soldiers stand on a hill that overlooks the Israeli town of Metula, background, as a man waves the Palestinian and Hezbollah flags, at the Lebanese side of the Lebanese-Israeli border in the southern village of Kfar Kila, Lebanon, Monday, Oct. 9, 2023. Israeli troops shot and killed several gunmen who crossed into the country from Lebanon, the Israeli Defense Forces said without specifying the number of people killed nor their alleged affiliation. (AP Photo/Mohammed Zaatari)

Siamo tutti molto increduli. Ma il sorriso torna sui volti di tanti esseri umani in ogni parte del mondo. E’ un primo passo, certamente, perché il cessate il fuoco in Libano tra Israele e le milizie di Hezbollah é stato siglato solo per due mesi. Durante i quali l’esercito con la Stella di David controllerà il rispetto del “cessate il fuoco” dal confine nord di Israele sino a quella lingua di terra di competenza delle Forze di Intercessione dell’ONU, tra le quali quelle del nostro Esercito rappresentate prevalentemente dai reparti blindati della Brigata Sassari. In questi due mesi l’Esercito regolare del Libano, i Caschi Blu dell’ONU e le forze armate israeliane si faranno carico di evitare sconfinamenti verso Israele, ma soprattutto tenteranno di impedire il lancio di nuovi missili contro le città e gli insediamenti israeliani dei coloni al confine con il Libano. Mentre il ruolo di garanti del rispetto di queste condizioni reciprocamente accettate dai due contendenti viene assunto da Stati Uniti, Francia, Inghilterra e Arabia Saudita. Solo la corretta e completa accettazione delle condizioni imposte per il cessate il fuoco in questi prossimi due mesi, garantiranno la prosecuzione di altri mesi in cui le armi saranno bandite in quei territori tormentati del Libano. Ma, soprattutto, spianeranno la strada per portare il “cessate il Fuoco” anche a Gaza e in tutta la Palestina. Consentendo, in tempi auspicabilmente brevi, di far arrivare aiuti umanitari ai cittadini di quella città martoriata dalla guerra e ripristinare ospedali e servizi socio sanitari adeguati per quelle popolazioni palestinesi sofferenti. Un primo passo é compiuto. Le Diplomazie sono tutt’ora in attività, così come i Governi di ogni parte del mondo si stanno adoperando senza risparmio di energie per rendere efficace e concreto questo grande e iniziale segnale di pace. E prima possibile, renderlo definitivo. Ora occorre che in ogni Paese si attenuino le proteste a favore di questi contendenti o contro quegli altri. Che i toni siano abbassati, ovunque nel mondo. Questa maledettissima guerra, come quella tra Ucraina e Russia, deve solo terminare e presto. Senza vincitori ne’ vinti. Perchè la vera e unica vittoria che va festeggiata da tutti é il ritorno alla pace. E’ la fine delle sofferenze per milioni di uomini, donne e bambini.  Con la speranza che presto, in quei territori, si possa tornare a respirare un clima di tolleranza, di reale integrazione, di convivenza pacifica.  Perché si possa finalmente riassaporare l’aria tranquilla e profumata della libertà e della pace tra i popoli.