di Gianni Lepre*

A Napoli non funziona solo il calcio. Da qualche tempo c’è un settore economico, quello turistico, che passa di boom in boom. A settembre l’occupazione media degli alberghi è stata pari a circa l’85%, superiore di 5 punti al 2019, anno pre covid in cui si erano raggiunte vette record di nuovi flussi in ingresso in città. I dati di ottobre non sono disponibili, ma basta dare un’occhiata al centro storico partenopeo per rendersi conto che l’invasione di stranieri e connazionali non si è interrotta. Si sta insomma assistendo alla fine di due limiti storici del turismo napoletano: la stagionalità e il carattere meramente di passaggio del capoluogo per visitatori attratti quasi esclusivamente da qualcuna delle perle del golfo, dalle isole alla costiera sorrentina e amalfitana.

Tutto questo è alle spalle. Napoli calamita turisti per tutto l’anno e costoro, contrariamente al passato, sono attratti da musei, arte pastorale, luoghi di film e serie televisive famose, perfino dall’altare laico a cielo aperto, allestito da qualche anno ai Quartieri Spagnoli per il calciatore più famoso di tutti i tempi.

Siamo alle prese con la crisi dei prezzi, i rischi di una escalation bellica, le difficoltà di tener fede ai tempi stimati per l’attuazione del Pnrr.

Napoli, pur con i suoi elevati tassi di disoccupazione, ha tuttavia delle frecce non trascurabili al proprio arco per tenere botta e contrastare i pericoli di recessione.

Bisogna rendere più confortevole il soggiorno dei turisti, con servizi tipo infopoint, strutture ricettive qualificate adatte a ogni segmento (e capacità di spesa), trasporti pubblici rafforzati con nuovi vettori, miglioramento del decoro urbano, a cominciare dalla raccolta rifiuti.

Ma si può e si deve collegare alla grande stagione del turismo anche un forte impulso a un patrimonio locale inestimabile qual è l’artigianato di eccellenza: pastorai, ma anche sartori e produttori di calzature d’alto livello, ceramisti, liutai, maestri dell’arte del prezioso, e tanto altro.

Le istituzioni territoriali possono incentivare in diversi modi il consolidamento e il rilancio dell’artigianato di qualità, a partire dal sostegno al ricambio generazionale.

La realizzazione del Pnrr, con il graduale superamento del gap di infrastrutture e servizi che condiziona l’economia meridionale, potrà incentivare ulteriori importanti comparti, dall’industria manifatturiera alla stessa edilizia. Nel frattempo, partiamo da ciò che già dà segnali ampiamente positivi: il turismo e l’artigianato che può contribuire a svilupparlo, valorizzando il brand Napoli nel mondo.

*Economista – Presidente Commissione Reti e Distretti Produttivi ODCEC Napoli

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