Oltre mille sono stati gli isolani che sono scesi in piazza. Maria Grazia Buono che nei prossimi giorni subirà lo sgombero, ha subito un malore e si è accasciata a terra. Pronto l’intervento di un autoambulanza con i sanitari che dopo i necessari controlli del caso hanno rassicurato tutti sulle condizioni di salute della donna. In segno di solidarietà ed adesione i commercianti al passaggio del corteo hanno spento le luci dei loro negozi, mentre ,la Diocesi di Ischia ha rinunciato al programmato sparo di fuochi pirotecnici che si sarebbe dovuto tenere a Ischia Ponte. I manifestanti hanno incontrato alcuni sindaci dell’isola d’Ischia ed il sindaco di Procida a cui i manifestanti hanno chiesto di farsi promotori dell’indizione di tavoli tecnici e politici a livello regionale e parlamentare per chiedere la soluzione di questo autentico dramma sociale.

ISCHIA -Riuscita a Ischia la manifestazione di protesta contro le demolizioni delle prime case di necessità tenuta dal Coordinamento dei Comitati a Difesa del Diritto alla Casa della regione Campania. Per circa tre ore una fiumana di persone ha attraversato le strade cittadine con il corteo che è terminato in piazza Antica Reggia. Circa 1.500 sono stati gli isolani che sono scesi in piazza a cui si è aggiunta anche una delegazione dell’Associazione “Casa Mia”  presieduta da Mimmo Esposito giunta appositamente da Napoli. Nel corso della manifestazione è stato sottolineato che il fenomeno di massa dell’abusivismo edilizio è stato voluto dalla classe politica degli ultimi quarant’anni che non ha redatto i piani regolatori e piani paesaggistici per dare alle famiglie lavoratrici la possibilità di costruire nella legalità e che di questo sistema perverso i cittadini sono solo vittime. Così come si è rimarcato che vanno a terra solo le case dei poveri cristi abitate da 25 o 30 anni e giammai gli ecomostri della grassa speculazione edilizia affaristica. E, soprattutto, ci si è chiesto come è possibile solo sull’isola d’Ischia abbattere circa diecimila immobili creando dai 25.000 ai 30.000 sfollati senza redigere prima piani di evacuazione e di costruzione di case economiche e popolari e costringendo, di fatto, migliaia di persone ad emigrare. Inoltre, nel ribadire che la Magistratura applica la Legge, è stata chiesta l’emanazione di un Decreto Legge del Governo che blocchi le ruspe affinché a bocce ferme il Parlamento trovi una soluzione legislativa a questa tragedia.   Tanti sono stati gli attestati di solidarietà giunti ai manifestanti. Al passaggio del corteo i commercianti hanno spento le luci dei loro negozi mentre a Ischia Ponte, durante una cerimonia religiosa, in segno di vicinanza alle famiglie colpite dagli abbattimenti, la Diocesi di Ischia ha rinunciato al programmato sparo di fuochi pirotecnici. Durante la protesta, i manifestanti hanno fatto sentire tutto il loro calore umano alla signora Maria Grazia Buono e alla sua famiglia che martedì prossimo 25 febbraio verrà sgomberata dalla propria abitazione. Attimi di apprensione e preoccupazione si sono registrati quando Maria Grazia ha subito un malore e si è accasciata al suolo. Pronto l’intervento di un autoambulanza con i sanitari che dopo i necessari controlli del caso hanno rassicurato tutti sulle condizioni di salute della donna. In piazza è intervenuto anche Don Gaetano Pugliese, Vicario del Vescovo Carlo Villano ha affermato che la Diocesi di Ischia farà sentire la propria voce affinché si trovi  una soluzione. L’avvocato Bruno Molinaro ha annunciato la presentazione di un incidente di esecuzione per chiedere la sospensione dell’abbattimento della casa di Maria Grazia. L’incidente di esecuzione – ha dichiarato l’Avv. Molinaro – è stato fondato sulla giurisprudenza della Corte Europea che con la sentenza Hamer contro Belgio ha stabilito un importante principio in materia. Se la demolizione interviene a distanza di svariati anni dalla scoperta dell’abuso non assolve a una funzione meramente ripristinatoria (quella di reintegrare il territorio dall’offesa subita) ma assume connotazione di pena. Nel nostro ordinamento penale le pene accessorie alla sentenza di condanna si prescrivono in 5 anni (art. 173 c.p.). La Cassazione, contrariamente a quanto affermato dalla Corte Europea, qualifica la demolizione giudiziale come una sanzione amministrativa, anche se eseguita dopo trenta, quarant’anni dall’accertamento dell’illecito. Di conseguenza, tale sanzione viene ritenuta imprescrittibile, come tutte le sanzioni aventi carattere meramente ripristinatorio. Il paradosso è che se l’omicidio d’impeto si prescrive in anni ventuno, la demolizione non si prescrive mai. Urge, pertanto, un intervento del legislatore sul tema. I Comuni campani sono sull’orlo del dissesto perché chiamati a restituire i soldi spesi per le demolizioni. Nella nostra Regione non vi è un numero sufficiente di discariche per accogliere i cumuli di detriti derivanti dalle attività demolitorie. I rifiuti sono classificati come rifiuti speciali, soggetti, in quanto tali, a complesse procedure di smaltimento. Non sono disponibili alloggi alternativi. Siamo di fronte a un dramma sociale senza precedenti, anche perché vengono demolite quasi sempre le case delle persone più vulnerabili, non anche gli ecomostri e gli immobili frutto della speculazione selvaggia e criminale”. Al termine del comizio conclusivo c’è stato l’incontro con i sindaci dei Comuni di Ischia, Enzo Ferrandino, Barano d’Ischia, Dionigi Gaudioso, Serrara Fontana, Irene Iacono e di Procida, Dino Ambrosino  a cui i manifestanti hanno chiesto di farsi promotori dell’indizione di tavoli tecnici e politici a livello regionale e parlamentare per chiedere la soluzione di questo autentico dramma sociale. Gennaro Savio, tra gli organizzatori del corteo, si è detto molto soddisfatto per la riuscita della manifestazione.