Il 25 febbraio è stato convertito in legge il decreto Milleproroghe (Dl 202/2024), che ha fissato definitivamente la data di entrata in vigore al 31 marzo prossimo della polizza anti calamità. Tutte le imprese saranno tenute a stipulare una polizza contro i rischi catastrofali, una misura che ha suscitato dibattiti e preoccupazioni per le ripercussioni economiche ed organizzative.

I soggetti obbligati sono:

  • Le imprese con sede legale in Italia.
  • Le aziende con sede legale all’estero, ma con una organizzazione stabile sul territorio italiano.

Sono circa quattro milioni di aziende, a dotarsi di una copertura assicurativa che tuteli da eventi naturali quali terremoti, frane, esondazioni e alluvioni. Questo adempimento rappresenta un cambiamento radicale e importante nel sistema di garanzie tradizionali, infatti in passato, lo Stato aveva fornito un sostegno, seppur spesso tardivo, in caso di calamità. Ora, la responsabilità di fronteggiare tali emergenze viene trasferita in gran parte al settore privato. Vediamo insieme come funzionerà la polizza assicurativa contro le calamità naturali. Esse dovranno coprire le immobilizzazioni riportate nello Stato Patrimoniale (sezione Attivo, voce B-II, numeri 1, 2 e 3), ossia terreni e fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali o commerciali.

La garanzia opererà per danni causati da alluvioni, inondazioni ed esondazioni, sismi e frane, inclusi gli effetti secondari manifestati entro 72 ore dal primo evento.

La norma si riferisce ai beni a qualsiasi titolo impiegati per l’esercizio dell’attività di impresa, con esclusione di quelli già assistiti da analoga copertura assicurativa, anche se stipulata da soggetti diversi dall’imprenditore, quindi non solo i beni di proprietà dell’impresa ma anche quelli condotti in locazione, leasing, comodato ecc.

Le imprese hanno tempo fino al 31/3/2025 per informarsi, valutare le offerte e procedere alla sottoscrizione del contratto assicurativo più adatto alle loro specifiche esigenze. Consiglio gli imprenditori a rivolgersi al proprio assicuratore di fiducia per poter ottemperare all’obbligo.

Da un punto di vista economico, il costo della copertura varia significativamente in base alla dimensione dell’azienda. Per le imprese di minori dimensioni, il premio parte da poche centinaia di euro, mentre per le medie e grandi imprese il costo può raggiungere cifre considerevoli. Per attenuare l’impatto di questo obbligo, lo Stato ha stanziato 5 miliardi di euro destinati a permettere alle compagnie di assicurazione di riassicurarsi tramite Sace, coprendo fino al 50% del rischio. 

Il dibattito intorno a questa misura è acceso. Alcuni la interpretano come un’ulteriore tassa per le imprese, un onere finanziario aggiuntivo in un contesto economico già complesso. Il nuovo assetto, intende rendere i risarcimenti più tempestivi ed efficaci, superando i lunghi tempi di attesa che caratterizzavano l’intervento pubblico in caso di calamità.

Le conseguenze per chi dovesse omettere l’adeguamento non sono da sottovalutare: oltre alla perdita di contributi, sovvenzioni e agevolazioni, le aziende si troverebbero a dover fronteggiare interamente i danni derivanti da eventuali eventi calamitosi, con possibili ripercussioni negative sul fronte creditizio, qualora le banche rilevassero un aumento del rischio aziendale.