A questo punto del campionato con 10 partite da giocare come se fossero tutte finali da vita o morte, al Napoli in trasferta a Venezia serviva solo dimostrare di aver acquisita la maturità necessaria per sfruttare al meglio quello che per molti addetti, non necessariamente conoscitori di calcio ma sempre in prima fila a parlarne in TV, Radio, siti e bar, era il calendario più favorevole rispetto a Inter e Atalanta. A cominciare proprio dalla trasferta in laguna contro la penultima della classe. La squadra, martellata sicuramente da Conte in settimana vista l’ allergia conclamata per le partite da giocare alle 12,30, aveva il compito di non abbassare il livello d’intensità e di aggressività agonistica. Compito non impossibile viste le prestazioni contro Inter e Fiorentina. Il Napoli però, che nonostante i pochi gol realizzati segnava da 13 giornate consecutive, al Penzo s’è bloccato in attacco proprio quando la difesa è riuscita a mantenere la porta inviolata dopo 8 partite.
Ne è scaturito uno 0-0 da coitus interruptus che fa male alla squadra e all’ ambiente.Meno alla classifica sempre interessante e incoraggiante nonostante le occasioni sprecate nell’ ultimo mese e mezzo. Un pareggio senza reti che deve fare riflettere e serve da ammonimento per le 7 partite “facili” che restano agli azzurri se si escludono le “difficili” contro Milan e Bologna.
Non diciamo che la squadra ha affrontato la gara contro il Venezia con leggerezza perché nel primo tempo gli azzurri hanno tenuto il pallino della gara pur rischiando pericolosamente in un paio di occasioni. In particolare al minuto 42′ quando Meret prima ha respinto in uscita il tiro di Ellertson e poi Rrahamani ha salvato a porta sguarnita la conclusione a botta sicura di Fila.
Dal canto loro gli azzurri sono stati assai pericolosi in almeno tre occasioni, costringendo Radu agli straordinari.
Al 18′ era Raspadori di destro a obbligare il portiere alla deviazione in angolo e dalla bandierina il traversone veniva intercettato di testa da Mctominay che impegnava Radu in un plastico volo per respingere la conclusione. Tra il 46′ e il 47′ ancora due ghiotte occasioni con il portiere neroverde sugli scudi; prima su un colpo di testa di Lukaku servito da Spinazzola che Radu bloccava in presa bassa prima che la sfera oltrepassasse completamente la linea bianca,poi in uscita a valanga su Di Lorenzo pescato in area da Raspadori, molto attivo.
In verità era stato proprio l’ attaccante ex Sassuolo a creare l’occasione più importante della gara quando al 5′, da fuori area, il suo tiro è andato a sbattere sul palo interno per poi tornare in campo a Radu battuto. Forse proprio questo episodio avrebbe dovuto fare capire a Conte e agli azzurri che non sarebbe stata gara facile da vincere contro una squadra ben organizzata da Di Francesco e sempre pronta a ripartire. Invece nel secondo tempo, quando ci si sarebbe aspettato un Napoli ancora più intenso e arrembante la squadra s’è pian piano spenta non riuscendo più a leggere la partita, a spingere con decisione, dove solo Spinazzola e Mctominay a sinistra riuscivano a creare problemi alla difesa lagunare mentre Politano e Di Lorenzo, dopo un discreto primo tempo, non trovavano più i tempi e gli spazi per affondare. Gli unici lampi venivano da Politano che tagliando da destra a sinistra veniva servito da Lukaku tentando una conclusione smorzata e poi al 63′ con Lukaku pronto a girare in porta il passaggio di Spinazzola,con conclusione ribattuta in angolo. Poi il tentativo di forcing finale rimaneva più nelle intenzioni che nelle idee degli azzurri, costretti,anzi, spesso a rincorrere Busio, Oristano e Gytkjar in contropiede.
Poco, troppo poco per vincere…Forse il primo caldo, in parte le sostituzioni ritardate da Conte e più volte sollecitate dagli oltre mille tifosi presenti al Penzo hanno portato al secondo tempo in calando di ritmo. E quando il Napoli perde ritmo e intensità perde anche le geometrie in fase di costruzione che hanno consentito ad un Venezia con più grinta e più fame di gestire la gara e cercare pure il colpaccio. Con un centrocampo impostato su Nicolussi Caviglia ben supportato dai vari Ellertson, Duncan, Kike Perez e l’ ex Zerbin gli uomini di Di Francesco hanno retto bene alla pressione azzurra aiutando la difesa e non rinunciando mai a rilanciare verso Maric, Fila e poi Oristano.
Un Venezia che, nonostante i soli 20 punti in classifica non vuole rinunciare a giocarsi le poche chance di salvezza.
Per il Napoli un passaggio a vuoto e l’ ennesima ghiotta occasione sprecata in questo campionato che sembra sempre più una partita a “ciapa no”. Un pareggio che però non modifica quello sin qui fatto da squadra e società. A Conte è stato chiesto di ritornare in Europa, quella che conta, senza troppi patemi. Ci sembra stia riuscendo con una squadra che ad inizio stagione era piena di incognite e senza un’ identità definita. Lo 0-0 di Venezia ha riproposto una volta ancora quello che è l’ attuale limite di questa squadra: la mentalità. Venezia non può cancellare ciò che di buono è stato sin qui fatto da società, staff e squadra, e che la classifica testimonia. La squadra ha valori e identità che devono essere alimentati. Non è poco. La società con Conte voleva garantirsi un futuro ed un ciclo importanti. Tocca al presidente e al tecnico continuare il progetto… Se entrambi vorranno.
