La prima volta che vidi Mario Mauro recitare è per un monologo tutto in napoletano “ ‘O cunto d’ ‘a gavina e d’ ‘o gatto ca ‘a mparaie a vvulà “ traduzione dallo spagnolo del famoso racconto di Luis Sepulveda a cura del poeta e traduttore napoletanista, Claudio Pennino. Mi colpì subito con quanto garbo, Mauro ci raccontava del gatto Zorba e di come si prendeva cura di una gabbianella, nonostante la differenza della specie di appartenenza, fino ad aiutarla a spiccare il primo volo. Io, quel primo volo lo ricordo, nella gestualità leggera di Mario Mauro e nei suoi occhi pieni di luce. Quando lo scorso sabato 8 marzo l’attore ha presentato “Novecento” di Baricco, nel salone delle Feste di Palazzo Palumbo, non potevo non esserci. E’ di nuovo solo a recitare, accompagnato dalla buona musica eseguita al pianoforte da Carlo Berton. Un monologo teatrale di Alessandro Baricco, pubblicato nel 1994 da Feltrinelli. Entra nei vari personaggi, Mario, a partire dal narratore, un trombettista che viene assunto sulla nave Virginian, dove incontra il protagonista Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, pianista. Ha una storia particolare Novecento, la sua esperienza di vita si limita al transatlantico Virginian, al mare e alla musica, la sua musica carica di creatività e fantasia. Il monologo di Mario, mette il pubblico a contatto con il mondo interiore del protagonista facendoci vivere emozioni, pensieri e riflessioni profonde grazie alla sua grande abilità interpretativa che cattura l’attenzione e coinvolge emotivamente la platea. Mario risulta autentico e credibile, la sua è una recitazione consapevole, fa uso equilibrato del ritmo e delle pause per tutta la durata del monologo e il pubblico rimane catturato e coinvolto. La sua è un’interpretazione potente che fa riflettere sulla molteplicità della vita e sulla necessità di “scegliere” con tutte le sue conseguenze. E allora vedi Mario che si emoziona e ancora quella luce, la sua luce si accende e ti fa venire un nodo in gola.
Mi auguro di rivederti presto in teatro.
Laura Bufano
L’Intervista:
Mario Mauro che bambino sei stato?
Un bambino allegro, vivace, propenso allo scherzo e al divertimento in famiglia e con gli amici
La passione per il Teatro come e quando nasce?
La passione per il teatro nasce per gioco, come spesso accade; sentivo mio padre declamare e leggere poesie napoletane e mi divertivo a emularlo e ripeterle e nasce da piccolissimo (la prima volta che ho recitato una poesia in pubblico avevo sei anni e mezzo)
Scuole di recitazione, laboratori e accademie. A quanti anni hai debuttato? Un tuo ricordo
Il gioco si è fatto man mano sempre più serio…a 11 anni ero nel camerino di Eduardo al San Ferdinando, accompagnato dai miei genitori ovviamente in estasi, a recitare poesie dei grandi autori napoletani (di Giacomo, Bovio, Murolo, Nicolardi) al cospetto del grande Maestro…. Su sua indicazione ho studiato, oltre che recitazione, anche canto e solfeggio. Accademie, laboratori e poi stages avanzati hanno delineato, negli anni, la mia formazione attoriale. Decisivi, poi, gli incontri con il Maestro Roberto de Simone, le pluriennali collaborazioni con i grandi registi Michele del Grosso, fondatore dello storico Teatro Instabile di Napoli, e Vittorio Lucariello, direttore artistico del Teatro Spazio Libero, gli incontri con Renato Carpentieri, Andrea Renzi, Maurizio Merolla, Romeo de Baggis. Due sono i ricordi della mia giovanissima età cui sono particolarmente legato, oltre quello di Eduardo di cui sopra: la mia prima volta in RAI al fianco della grande e compianta Annamaria Ackermann e la mia esibizione nello spazio della Rotonda Diaz, nelle vesti di un giovane Pulcinella che raccoglieva il testimone dal “vecchio” Pulcinella interpretato dal grandissimo Antonio Casagrande….
Cosa si prova quando ti senti nei panni di un personaggio?
Personalmente tento, ogni volta, la immedesimazione più completa nei personaggi che interpreto e nelle rispettive vicende, partendo innanzitutto da una lettura del copione quasi “ossessiva”…così facendo, faccio mie ogni volta tutte le sensazioni dei miei personaggi, da quelle più belle alle più brutte, alle più intense.. tutte !
Cosa ti lasciano i personaggi che interpreti?
I personaggi che interpreto mi lasciano dentro, ogni volta, un “pezzo di sè “….ovviamente ogni piccolo pezzo ha una sua natura: allegra, triste, drammatica, dubbiosa, psicotica…e ognuna di queste ha contribuito ad alimentare ogni volta la mia personalità.
Le tue esperienze tra teatro classico e contemporaneo: Kafka, Lorca, Ibsen; Pinter, Eduardo De Filippo, Viviani. Uno su tutti?
Impossibile scegliere uno su tutti; tutti straordinari autori/attori che hanno segnato le rispettive epoche in maniera eccellente, pur essendo molto diversi tra loro. Per quanto mi riguarda, l’aver potuto mettere in scena almeno un testo per ognuno di essi (qualcuno è stato da me più rappresentato…) è stata l’occasione per misurarmi con drammaturgie, lingua e stili decisamente diversi…..una sfida davvero stimolante per un attore
Napoli e il Teatro che stagione vive?
Il Teatro a Napoli, oggi a parer mio, vive un momento di grande fioritura di idee e di proposte…ovviamente bisogna saperle scegliere e cogliere, senza lasciarsi influenzare talvolta da “nomi” o da “strutture teatrali” che spesso, sfruttando solo la notorietà, finiscono per effettuare una offerta priva di sostanza e contenuti… In questo senso, io seguo da sempre i cosiddetti “piccoli spazi teatrali”, da dove puntualmente vengono fuori sempre le migliori offerte drammaturgiche e anche attoriali.
-Chi è oggi Mario Mauro e a cosa aspira?
Mario Mauro, oggi, è un uomo (e un attore) maturo e consapevole delle proprie fisionomie umane e artistiche….Si augura di continuare a poter godere di questo lavoro, fatto di studi di libri, copioni, incontri, storie tutte da raccontare e da inventare …..