La condotta passiva dei giallorossi ha favorito un Napoli che, pur non al massimo, ha deciso ritmi e tempi di gioco

di Sergio Curcio

Dalle Alpi al Colosseo i sogni di Pioli, Inzaghi, Allegri e Sarri di accorciare su Spalletti e il Napoli sono durati ottanta minuti, quanti ne sono serviti agli azzurri e Osimhen di scaraventare la palla alle spalle di Rui Patricio con un tiro quasi impossibile da realizzare. Ottanta lunghissimi minuti è durata l’agonia di una Roma sembrata una Romettaper le scelte tattiche di Mourinho che ha osato zero sperando nel tifo dell’Olimpico e nel suo stellone contro Spalletti. La dea Eupalla però, questa volta ha baciato la squadra che di più ha voluto la vittoria con una prestazione gagliarda quanto attenta e cinicamente corretta.
Mourinho al termine della gara ha sintetizzato la partita dei suoi uomini definendola “sufficiente per non perdere”… E questo, a nostro sommesso avviso,è stato proprio il limite di un allenatore che ha avuto paura non solo di ggiocarsi la partita ma anche di …correre il rischio di creare una qualche difficoltà ad una squadra sicuramente più forte e che lui stesso ha messo nelle condizioni di giocare come voleva, frenando nel contempo, inconsciamente, le potenzialità offensive di gente come Abraham, Pellegrini, Zaniolo e Spinazzola o Kamara, tutti arroccati a chiudere le linee di passaggio ai partenopei e bloccare l’ estro di Kvaratskhelia, l’ agilità nel dribbling di Lozano, la potenza e velocità di Osimhen, piuttosto che azzardare una minima parvenza di gioco palla a terra. Avrebbe fatto più bella figura lo Speciale One giocando e perdendo con due tre gol di scarto piuttosto che scegliere la tattica dello struzzo, mettendo la testa sotto il prato dell’ Olimpico e ” che dio me lamandi buona”…E non possiamo accettare il ragionamento di chi o coloro che per interessi editoriali hanno assolto il tecnico portoghese per la tattica scelta di una Roma votata al sacrificio totale pur di non perdere. Dove è finito l’essere speciale di Mou se si è ridotto a giocare come una provinciale con quei talenti in squadra, pur contando assenze importanti?
Di contro il Napoli non ha avuto fretta e non s’è mai disunito o allungato contro una squadra che ha balbettato un calcio improbabile nella sua passività. Neanche Brera, fautore del calcio italiano, difesa e contropiede, si sarebbe potuto esimere dal definire “femmina” – mi scuso ma ho usato un termine allora caro a Brera per definire una squadra molle, senza nerbo né temperamento- la Roma di domenica sera. E così è arrivata immediata la risposta del Napoli ai successi di Juve, Inter, Milan e Lazio che tra venerdì e domenica avevano fattoil loro dovere con la legittima speranza e la concreta convinzione che la Roma e i Sessantacinquemila dell’ Olimpico potessero fermare la capolista. Questo Napoli però sta scoprendosi di partita in partita collettivo completo tecnicamente e tatticamente ma soprattutto forte agonisticamente e caratterialmente. C’è una voglia, un desiderio di andare oltre i propri limiti nella squadra di Spalletti, che solo il Milan di Pioli ha. È la forza della gioventù, con una sana incoscienza che si è sposata in modo totale, simbiotico, con le idee di due tecnici che sanno creare calcio godibile e soprattutto sanno migliorare e valorizzare i loro giocatori. Ritornare agli anni ’80 e alle epiche sfide tra azzurri e rossoneri può diventare il miglior viatico per il calcio italiano affinché ritorni ad essere protagonista anche con i club in Europa. Sarri, Inzaghi, Allegri e Gasperini permettendo.!

5 pensiero su “Roma – Napoli: e se Mourinho avesse provato a giocarsela?”

Lascia un commento