Dopo sette anni la sperimentazione internazionale di Hepavac, coordinata dall’Istituto dei tumori di Napoli, entra nella letteratura scientifica. I risultati sono pubblicati sulla prestigiosa rivista americana Clinical Cancer Research, segno inequivocabile che i ricercatori del Pascale avevano visto giusto e che la strada per sconfiggere il cancro epatico è tutta in salita.
NAPOLI – Era ottobre 2018 quando al Pascale fu vaccinato il primo paziente con Hepavac, il primo vaccino attualmente sperimentato contro il cancro al fegato scoperto da un team internazionale di ricercatori, coordinato dall’immunologo Luigi Buonaguro. Dopo 4 anni da quel giorno e, prima ancora, 3 anni di studi, che ha visto coinvolti, oltre all’Italia con l’Istituto dei tumori di Napoli e il Sacro Cuore di Verona, altri quattro Paesi europei, la Germania, la Spagna, il Belgio e il Regno Unito i pazienti vaccinati sono 20, 80 le persone arruolate e i risultati di quella sperimentazione clinica di fase I oggi sono pubblicati sulla rivista Clinical Cancer Research dell’American Association for Cancer Research. Segno inequivocabile che i ricercatori del Pascale avevano visto giusto e che la strada imboccata per sconfiggere il tumore al fegato è tutta in salita. Composto da 16 peptidi identificati nel corso del progetto, che rappresentano nuovi antigeni tumorali espressi specificamente da cellule tumorali del fegato, l’obiettivo finale di Hepavac è quello di indurre una risposta immunitaria nei pazienti nei confronti del tumore epatico per contenere lo sviluppo e la progressione della patologia, che poi significa ritardo della ricomparsa del tumore o, nella migliore delle ipotesi, assenza di ricomparsa del tumore. Gli effetti collaterali osservati nei pazienti vaccinati sono stati di minima entità. I risultati emersi dalla sperimentazione si possono definire, pertanto, estremamente interessanti e promettenti e pongono le basi successive per continuare nello studio clinico su un numero maggiore di pazienti. <Questi dati – sottolinea Luigi Buonaguro, direttore del laboratorio di Modelli Immunologici Innovativi del Pascale – aprono un possibile nuovo orizzonte terapeutico per il tumore del fegato, per il quale l’armamentario terapeutico è ancora molto limitato e che rappresenta la terza causa di mortalità per tumore al mondo. Sono stati arruolati 80 pazienti e, dopo gli screening di valutazione, ne sono stati vaccinati 20. I risultati hanno dimostrato la totale “safety” del vaccino con effetti avversi di basso grado a rapida risoluzione. La risposta immunologica dei pazienti è stata significativa con induzione di cellule T specifiche per gli antigeni vaccinali. Inoltre, dati preliminari mostrano un aumento del periodo libero da malattia nei pazienti vaccinati>. Questo risultato è il frutto di una straordinaria strategia collaborativa non solo a livello internazionale ma anche interno al Pascale con il coinvolgimento di varie unità operative. Tra tutte, quelle del chirurgo Francesco Izzo, direttore della Struttura Complessa Epatobiliare per l’arruolamento ed il follow up dei pazienti, e dell’oncologo Paolo Ascierto, capo dipartimento Melanoma e Terapia Innovative, per la gestione della sperimentazione clinica di fase I. Tale sinergia ha permesso di raggiungere questo obiettivo in un lasso temporale di soli 7 anni, dalla fase di ricerca fino alla sperimentazione clinica. I prossimi obiettivi del gruppo di Luigi Buonaguro sono quelli di potenziare la risposta immunogenica della formulazione vaccinale, disegnando schemi di combinazione con checkpoint inhibitors. Questi obiettivi sono attualmente perseguiti grazie ai finanziamenti regionali RIS3 nell’ambito del progetto “Campania Oncoterapie” coordinato dall’Istituto Pascale. <Aumenta sempre più il riconoscimento e la caratura internazionale del Pascale – dice il direttore generale del più grande polo oncologico del Mezzogiorno, Attilio Bianchi – Complimenti a tutti i nostri ricercatori che, pur in presenza di tante difficoltà, continuano nel loro impegno con estrema abnegazione>.