di Anna Lepre*


E’ incoraggiante l’impegno assunto dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per una accelerazione delle procedure di investimento collegate al Piano di ripresa e resilienza. Il Governo precedente finora ha rispettato i tempi previsti per l’assegnazione all’Italia delle tranches per le varie fasi di attuazione del Pnrr. Va tuttavia riconosciuto che le difficoltà maggiori, per quanto riguarda gli adempimenti da osservare, concernono le fasi finali, ovvero l’effettiva emanazione dei bandi, il loro espletamento e poi la realizzazione delle opere. E’ inoltre indubbio, in quanto si tratta di un dato su cui non c’è interpretazione diversa possibile, che al momento del passaggio di testimone tra Mario Draghi e Giorgia Meloni, per chi subentrava restavano scoperti ancora 30 dei 55 obiettivi da centrare entro il 2022. E’ probabile che la campagna elettorale abbia oggettivamente rallentato i ‘lavori in corso’, ma è di sicuro un compito arduo quello cui si trova di fronte l’esecutivo guidato in Italia per la prima volta da una donna.

E’ auspicabile che Bruxelles tenga conto di qualche difficoltà strettamente inerente un periodo così complesso e conceda qualche proroga anche se di pochi mesi, a fronte di un impegno rigoroso del Governo per l’approvazione delle riforme strutturali previste dal Piano: dalla giustizia alla pubblica amministrazione, dal lavoro al fisco.

Quello che si può chiedere in più, alla Premier e al suo Governo, è una modifica della manovra in chiave meridionalista. Il Mezzogiorno, al momento, è il grande assente nella Legge di Bilancio. Mancano le agevolazioni per le Zone economiche speciali, non è stato rifinanziato il credito d’imposta per il Sud, non è chiaro il destino della decontribuzione, che dovrebbe diventare strutturale se si vuole dare un senso al beneficio riservato a chi opera nel Meridione per compensarlo delle tante diseconomie originate dal gap di infrastrutture e di servizi.

Sulla questione meridionale attendiamo che l’attenzione più volte espressa dal capo del Governo, anche di recente e non soltanto in campagna elettorale, trovi riscontro in un puntuale monitoraggio dell’operato dei suoi collaboratori. Raffaele Fitto non può essere lasciato da solo a rappresentare gli interessi del Sud, tanto più che quelle istanze, al contrario di quanto ancora da diverse parti si tende a credere, sono fondamentali per l’intero Paese. Senza avvicinare Sud e Nord, l’Italia non ha futuro. Come ha più volte dichiarato la stessa Meloni.

* Direttore Centro Studi Lepre Group

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