Aggressioni, accoltellamenti, e come se non bastasse anche la recrudescenza delle faide camorristiche tornano sotto i riflettori della cronaca nazionale. Ovviamente non è solo Napoli ad essere nell’occhio del ciclone, ma come si sa i fatti di nera hanno le loro cosiddette patrie prestabilite. In queste ultime settimane poi lo scenario è da vera e propria guerriglia da weekend e coinvolge ragazzi sempre più giovani. Il sindaco della terza città d’Italia Gaetano Manfredi si è detto preoccupato per l’escalation di violenza, ma non per questo si può parlare di città fuori controllo o di militarizzazione con la finalità di deterrenza. Sul tema più che rovente che in questi ultimi giorni ha interessato anche le aule parlamentari, è intervenuto Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2: “Capisco e concordo con le preoccupazioni del sindaco Manfredi, e condivido anche il ragionamento sul ritorno alla socialità dopo la pandemia e la deriva violenta che ha assunto, ma il problema a Napoli è molto più profondo, oserei addirittura definirlo genetico”. Il noto economista, napoletano doc, ha poi continuato: “E’ in primis una questione di mentalità, di cultura e di status quo, se mi permettete il latinismo. Il sindaco Manfredi ha ragione sull’urgente bisogno di fare interventi sociali ed educativi, ed avere maggiore controllo del territorio che appare effettivamente fuori controllo, ma non dimentichiamoci però che oltre al controllo mancano le prospettive, il vero ed unico gap tra nord e sud, e Napoli è il simbolo di questa latitanza di Stato”. Lepre ha poi sottolineato: “ Cosa abbiamo dato ai nostri giovani? A tutt’oggi solo la garanzia di non dover lavorare perché ci pensa il Reddito di Cittadinanza; di non dover studiare perché tanto tra Dad e promozioni collettive causa pandemia i libri sono diventati oggetti da museo; e cosa più deplorevole che per ottenere un beneficio basta la prevaricazione e l’illegalità. E perché poi ci si lamenta della deriva violenta delle nuove generazioni? Oggi sono una sparuta minoranza i giovani che vogliono lavorare per ottenere dei risultati, la maggioranza è convinta che sia tutto dovuto, o lì dove non lo fosse, si può ottenere illecitamente”. Lepre ha poi concluso: “La mancanza di prospettive è generata da tanti fattori tra cui anche l’imperdonabile assenza dell’educazione civica nelle scuole. Attraverso quelle ore di etica sociale decine di generazioni sono cresciute con la cultura del lavoro, del sacrificio, degli ideali, con l’ambizione di un ruolo emergente nella società civile. Oggi cosa rimane della nostra identità? Nulla di più di qualche post social”.