Se è vero come è vero che l’ossatura industriale del nostro Paese è composta per il 95% da piccole e medie Imprese, un dato ancora più profondo emerge da un studio della Cgia di Mestre, secondo la quale sono i piccoli e piccolissimi comuni il motore dell’economia produttiva italiana. L’indagine prende in considerazione quelle amministrazioni con meno di 20 mila abitanti, dove secondo i dati, sono ubicate il 41% sia delle imprese italiane sia del totale dei lavoratori dipendenti, fatta eccezione per quelli pubblici. Un altro dati che viene fuori dallo studio, dice che in questo contesto viene fuori ben il 39% del valore aggiunto nazionale. Se poi allarghiamo la forbice ai comuni sotto i 100mila abitanti, allora scopriamo che in questi parametri viene assicurato il 70% del Pil. “Un dato importante – commenta Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2 – che la dice lunga sulla geografia industriale tricolore”. Il noto economista che tra l’altro è presidente della Commissione reti e Distretti Produttivi di ODCEC Napoli, ha poi continuato: “Degli 825,4 miliardi di euro di valore aggiunto prodotto da tutte le aziende private presenti nel Paese, pari alla metà del Pil nazionale, 541,7 miliardi sono generati nelle piccole e medie amministrazioni comunali e 283,6 miliardi nelle grandi. Una grande vocazione manifatturiera quella dei piccoli comuni italiani, dove sono insediate il 54% delle imprese industriali, il 56% degli addetti e complessivamente 53% del Pil”. Il prof. Lepre ha poi proseguito: “E’ fondamentale la classifica redatta da questo studio, secondo il quale fabbriche, uffici, negozi e botteghe sono concentrate nei comuni a minor dimensione demografica. Assieme alle realtà comunali di media dimensione, i piccoli comuni sono i principali soggetti economico-istituzionali cui la politica dovrebbe guardare con maggiore attenzione ai fini della ripartizione dei fondi del Pnrr”. Lepre ha poi concluso: “la mia speranza è che il governo prenda spunto da questo ennesimo puntale e preciso studio della Cgia di Mestre per la messa a terra della liquidità del Recovery Fund, in una distribuzione produttiva e risolutiva del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.