Più di 200 aziende presenti, circa 800 imbarcazioni esposte. Il Nauticsud 2023 ha dimostrato per l’ennesima volta il valore che il comparto della nautica rappresenta per Napoli. Un successo che, malgrado la sospensione causata dalla pandemia, si è riproposto ad alti livelli ma che, per contrasto, ha messo in luce la contraddizione riconosciuta dallo stesso sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. C’è una grande città di mare che non riesce a mettere questa risorsa al centro della sua economia. Molto da fare c’è per il traffico marittimo commerciale, per i collegamenti intermodali necessari a favorirne un ruolo sempre più propulsivo per l’economia del retroterra portuale. Ma anche limitatamente alla nautica da diporto, le carenze strutturali sono evidenti. Mancano innanzitutto i posti barca, i porti turistici attrezzati, con i relativi servizi di prima accoglienza sulla terra ferma.  Da decenni ci si rimbalza la responsabilità sulla mancanza di scelte decisive per la pianificazione dello sviluppo del comparto (e non solo!), da Bagnoli all’area est. Proprio a Manfredi tocca l’onere, ma anche l’onore, di sciogliere questo nodo, se vuole dare senso compiuto alle sue affermazioni e, in ultima analisi, al suo mandato. Ed è opportuno che, come ha più volte dichiarato, lo faccia dopo un confronto costruttivo con tutte le forze imprenditoriali e sociali, che possono rappresentare ragioni e produrre proposte per orientare nel modo migliore la decisione dell’amministrazione. Quello che è certo – il Nauticsud ne costituisce una splendida comprova – è che Napoli primeggia in Italia per produzione dei natanti di 5-10 metri ed è al secondo posto nel segmento da 10 a 13 metri. Dati di Afina evidenziano come la realizzazione dei migliaia di posti barca necessari su scala nazionale alla nautica da diporto comporterebbe la creazione di circa diecimila posti di lavoro e un aumento di fatturato di oltre 300 milioni. Soltanto a Napoli occorrerebbero almeno 600 posti barca. Il che si traduce in milioni e milioni persi tra mancate commesse, mancati incassi per il rimessaggio, carenza di ormeggi. Si avverte anche l’esigenza di formare figure professionali che cominciano a mancare, rischiando di determinare un problema nel passaggio generazionale e condizionare negativamente le prospettive di crescita del comparto. Dai progettisti ai tecnici, agli operai per la vetroresina, agli impiantisti e ai falegnami. Dobbiamo sapere fornire risposte a queste criticità. Utilizzando strumenti come il Pnrr e il nuovo ciclo di programmazione dei fondi europei.

Gianni Lepre, economista