KIEV – Le forze d’invasione russe “continuano a soffrire perdite estremamente pesanti”. Nella sola giornata di ieri sarebbero stati uccisi 1090 soldati russi, portando a 159.090 il totale dei morti dall’inizio dell’invasione. Lo afferma il bollettino giornaliero dello stato maggiore di Kiev confermato da analisti ed esperti, aggiungendo che ieri sono stati distrutti 8 tank, 7 veicoli corazzati e 4 sistemi d’artiglieria dell’esercito russo. Intanto, l’intelligence britannica, ha notato come i caduti siano soprattutto esponenti di minoranze etniche di remote regioni orientali, mentre i figli dell’elite non vengono mandati a combattere. E le città più ricche di Mosca e San Pietroburgo ne sono poco toccate. Durante il discorso della nazione di Putin lo scorso 21 febbraio, c’erano due file di alti funzionari che lo ascoltavano, “ma di questi non si sa di nessuno che abbia figli nell’esercito”, si legge. “In molte regioni orientali, i morti crescono… ad un livello 30-40% più alto che a Mosca. In molti luoghi i più colpiti provengono da minoranze etniche: nell’Astrakhan il 75% dei morti è di minoranza tagika o tartara”, scrive il bollettino, secondo il quale mentre il ministero della Difesa russo cerca di affrontare la mancanza di uomini al fronte, non coinvolgere “i più abbienti e più influenti membri della società russa rimane una considerazione principale”.