Il pil campano nel 2023 dovrebbe crescere secondo la media nazionale (prevista per un +0,6%), ma non è escluso possa essere anche di poco superiore, secondo stime del centro studi Srm. Quello che più conta, tuttavia, sono una serie di indicatori che lasciano sperare in una svolta positiva per l’economia regionale, con effetti duraturi e di maggiore impatto anche per i prossimi anni. Sono dati che vanno confermati, trend da consolidare, ma che quanto meno al momento sembrano essere accomunati dal segno ‘più’, in certi casi anche oltre qualsiasi aspettativa. Se infatti può apparire un semplice andamento congiunturale l’incremento delle imprese dello 0,94% riscontrato nel 2022, contro lo 0,89% del Mezzogiorno e lo 0,79% dell’Italia, sorprende la crescita quasi a due cifre delle startup innovative. A marzo del 2023 risultano quasi il 9% in più dell’anno precedente, contro un +3% del Mezzogiorno e, al contrario, un -1,7% della media nazionale. Crescono anche le esportazioni: nei primi nove mesi del 2022 erano aumentate del 27%, rispetto al 21% italiano. A questi primi segnali vanno aggiunti fenomeni ‘in fieri’, che potrebbero contribuire a consolidarli. Dopo anni di lungaggini burocratiche, rallentamenti più o meno artati e strumentali, resistenze di altre aree contrarie alla prospettiva di qualsiasi vantaggio concesso al Sud, sono finalmente partite le Zone economiche speciali. Con la nomina dei commissari e l’attivazione degli sportelli unici, cominciano a concretizzarsi autorizzazioni e investimenti. In Campania, su 78 domande, ne sono state approvate per ora 16, per un importo complessivo di investimenti pari a circa 120 milioni. Una goccia nel mare di quanto servirebbe, sia chiaro, ma quanto meno un’inversione di tendenza, specie se si pensa al fatto che sono in istruttoria tante altre richieste, tra cui quella del colosso Novartis, pronto ad ampliare la sua presenza storica a Torre Annunziata. Non solo. C’è chi ha ripreso a investire anche al di là dell’area Zes: gruppi come Unilever, Leonardo, lo stesso leader della produzione di conserve di pomodoro La Doria. In questo affiorare di diverse iniziative, e nell’attesa che strumenti come il Pnrr esplichino appieno la propria funzione per il riequilibrio territoriale, non va trascurato il fenomeno del turismo e dell’industria culturale, che, a Napoli soprattutto, sta conseguendo risultati importanti. Il boom dei flussi turistici ha ricadute anche per filiere produttive come l’agroalimentare e la moda e abbigliamento. La crescita, una volta che la si innesca, può autoalimentarsi.